TORINO – Cinquanta anni di Ha Keillà: una storia di identità e confronto

Cinquanta anni di Ha Keillà sono un’occasione per festeggiare.
Sì, perché un giornale che ha rappresentato per decenni una delle tante voci dell’ebraismo italiano, un luogo dove poter trovare informazioni, riflessioni e opinioni sulla vita ebraica in Italia e nel mondo, che ha discusso, dibattuto e informato sui temi più significativi del mondo ebraico, meritava di essere celebrato. Ed è quanto avvenuto ieri a Torino.
Nel 1975, un gruppo di ebrei torinesi, tra cui Giorgina Arian Levi, Guido Fubini, Giuseppe Tedesco e Franco Segre, fondò Ha Keillà, periodico che avrebbe segnato la storia dell’informazione ebraica in Italia. Cinquant’anni dopo, Ha Keillà continua a uscire bimestralmente, offrendo un confronto di idee, storie, memorie, sentimenti e riflessioni.
Voce unica e autorevole, confronto di idee e di storie, è stato e continua a essere un giornale aperto, con un suo carattere, una sua identità e una sua storia, che ha saputo conquistare un posto importante nel panorama dell’informazione ebraica in Italia.
Il giornale ha affrontato temi come la storia dei rapporti tra Stato e comunità ebraiche, la tradizione ebraica, Israele, il conflitto mediorientale, la memoria della Shoah, l’antisemitismo, profili e storie di ebrei torinesi. Ha rappresentato una piattaforma per voci diverse e autorevoli per approfondire i temi più importanti dell’ebraismo e per riflettere sulla propria identità.
Cinquant’anni sono dunque una storia che entra nella storia dell’informazione ebraica in Italia.
Si può dire che Ha Keillà, organo indipendente del “Gruppo di Studi Ebraici” di Torino, ha segnato un’epoca e ha contribuito in qualche modo a plasmare se non l’identità ebraica italiana, di una parte del microcosmo ebraico. La sua continuità e la sua autorevolezza sono un tributo ai suoi fondatori e a tutti coloro che hanno contribuito a farlo vivere e prosperare.
La rivista non ha certo mai avuto paura di affrontare temi difficili e scomodi e di suscitare dibattiti.
Anzi, le non poche critiche che nel tempo ha ricevuto sono state salutari e hanno contribuito a rendere il giornale ancora più autorevole e rispettato. Perché un giornale che non fa discutere non è un giornale vivo.
Nel corso della serata, dopo l’introduzione di Bruna Laudi, coordinatrice della Redazione i saluti del presidente della Comunità ebraica di Torino e del vicepresidente Ucei, che ha tra l’altro ricordato il rigore, le capacità e la modernità del primo direttore, Giorgina Arian Levi, si sono susseguiti momenti musicali e di lettura con Alberto, Irene ed Eugenia Jona, Daniel Lascar e Giordano Stenghel, una tavola rotonda con gli ultimi tre direttori del periodico, David Sorani, Anna Segre e Sergio Terracina, che hanno ricordato le tappe fondamentali di una storia lunga mezzo secolo e una riflessione di Emilio Jona, per lunghi anni redattore della rivista.
Alle spalle di Ha Keillà vi è dunque una storia di passione e dedizione: è stato creato un giornale che nel tempo è diventato un punto di riferimento per molti ebrei italiani, certo non per tutti.
Oggi, in occasione dei suoi primi cinquant’anni, è doveroso interrogarsi su che cosa potrà rappresentare in futuro, su quali messaggi potrà trasmettere, ma non si può che augurare al giornale di continuare ad essere una voce importante nel panorama dell’informazione ebraica in Italia, ad offrire un confronto di idee e di storie, a cercare equilibri e obiettività in un momento difficilissimo quale quello che stiamo attraversando, ad aiutare le generazioni future a capire e a ragionare. ‎

Giulio Disegni, Torino