OSTAGGI – Guy Illouz, una vita per la musica

Guy Illouz, 26 anni, era nato con la musica. Già da neonato, bastava accendere MTV per farlo calmare, ha ricordato la madre Doris Liber. Ascoltava, si muoveva, si lasciava trasportare dalle note. A sette anni era già al conservatorio, poi le lezioni estive, la chitarra elettrica, e in terza elementare, la sua prima canzone. «Era qualcosa di speciale, aveva la musica nel sangue», ha raccontato Liber.
Dentro di lui c’era anche molto il dolore. La sua adolescenza era stata segnata da due ferite profonde: il divorzio dei genitori e il suicidio della sorella, avvenuto il giorno del suo bar mitzvah. Scriveva canzoni, testi intensi e spesso malinconici. «Perché la vita non è perfetta», aveva spiegato una volta alla madre. Ma quelle canzoni, le teneva per sé.
Dopo il servizio nella Brigata Golani, aveva iniziato a studiare psicologia, ma il suo mondo era la musica live: tecnico del suono, backliner, macchinista. Aveva lavorato con alcune delle band più note del paese – dagli HaYehudim a Shalom Hanoch. Qui aveva trovato la sua dimensione: Si percepiva la felicità oltre il suo sorriso. A volte mi sembrava di andare a un concerto solo per poter incontrare Guy», ha ricordato il produttore Moshe Levi.
Il 7 ottobre, il giovane era al festival Nova. Quando è iniziato l’attacco ha chiamato sia la madre sia il padre Michel. «È stata una conversazione difficile. Una specie di addio», ha raccontato Michel. In sottofondo si sentivano spari, grida, paura. Poco dopo la conversazione con il padre, Guy è stato catturato da Hamas mentre cercava di nascondersi sotto un cespuglio. Un terrorista lo ha fatto voltare, poi gli ha sparato alla schiena. Ferito, è stato portato a Gaza e incatenato a un letto d’ospedale, rimanendo solo per una settimana. Maya Regev, compagna di prigionia, lo ha incontrato lì, un giorno e mezzo prima che morisse. A lei ha spiegato: «Mia madre è la donna più forte del mondo. Quando tornerò, la abbraccerò e non la lascerò mai più».
Per settimane i genitori hanno sperato in un suo ritorno. «Ero felice di sapere che era stato rapito», ha confessato il padre. Ma dopo oltre 50 giorni, è arrivata la testimonianza di Maya. Michel non voleva crederci. «All’inizio ho detto: “Siete impazziti a dichiararlo morto solo perché lo ha detto qualcuno che era stato drogato”». Poi ha incontrato Maya e ha capito. «È come se qualcuno ti entrasse nel cuore e si portasse via tutto: la forza, la voglia di vivere. Da allora vivo in modalità sopravvivenza. Anche quando me lo restituiranno, non potrò baciarlo sulla fronte». Michel, intervistato da Haaretz, ha aggiunto: «Non credo più nello stato. Non credo vogliano davvero trovare delle soluzioni. Ci hanno spezzati».
Al primo ministro Benjamin Netanyahu si è rivolta direttamente la madre di Guy durante una commemorazione organizzata nel maggio 2024 sul Monte Herzl. Guy e tutti gli ostaggi ancora a Gaza (attualmente 58, di cui 21 ritenuti in vita) sono “un vuoto in ciascuno di noi”, ha sottolineato Liber. «E in questo spazio vuoto che si è creato, sorgono domande di moralità e di valori, ma peggio ancora, sorgono dubbi nella fede. Io dovrei andare sulla tomba di Guy, e invece dove vado? Cosa faccio? Non ho una lapide». Tra le lacrime Liber si è rivolta a Netanyahu: «Ridateceli».
A Ra’anana, la città in cui Guy è cresciuto, Doris ha deciso di creare qualcosa che parlasse di lui e della sua generazione: un centro giovanile. Non sarà intitolato a Guy, né ai suoi amici Almog Sarusi e Shahar Gindi, assassinati il 7 ottobre, ha spiegato Liber al sito The Librarian. «Si chiamerà The True Friends e andrà oltre la memoria di mio figlio. Vivranno tutti attraverso quel luogo. Per Guy, e per i suoi amici».

d.r.