FRA PESACH E SHAVUOT – Il conteggio dell’Omer, un cammino tra identità nazionale e spirituale

Dal secondo giorno di Pesach fino a Shavuot per 49 giorni, ogni sera, la Torah ci comanda di contare i giorni: «E conterete per voi stessi… sette sabati di riposo» (Levitico 23). Il conteggio dell’Omer nella Torah ha un chiaro legame con l’agricoltura: all’inizio del periodo si offre l’Omer d’orzo, il cereale meno pregiato, e alla fine si celebra la festa del raccolto, in cui si offrono due pani, frutto del lavoro umano. Questo è un periodo di crescita. Un aspetto dell’Omer si ritrova nella definizione dell’identità ebraica. Il conteggio dell’Omer è un processo attraverso il quale il popolo di Israele marcia con la propria identità nazionale verso il proprio scopo e la propria identità morale spirituale.
Pesach è la festa dell’uscita dall’Egitto, che segna il momento della nascita del popolo ebraico. Lì, nell’esilio egiziano, si forma la nostra identità nazionale: è proprio il Faraone il primo a definirli un popolo (Esodo 1,9), e nella notte dell’uscita, il sangue sugli stipiti distingue le case d’Israele da quelle egiziane. In seguito la Torah ci chiede di contare, giorno dopo giorno, fino al cinquantesimo giorno: la festa di Shavuot, in cui riceviamo la nostra identità spirituale, la Torah.
Come ha affermato il rabbino Saadia Gaon: «La nostra nazione non è una nazione se non attraverso la sua Torah». (Credenze e opinioni, art. 3, cap. 7). Pesach è la definizione nazionale, Shavuot è la definizione dello scopo. Un popolo scelto non solo su base etnica, ma per portare avanti una missione morale e spirituale. A Shavuot leggiamo il Libro di Rut, la storia di una donna che non è nata ebrea, ma ha scelto di far parte del popolo, della sua vocazione. «Il tuo popolo è il mio popolo e il tuo Dio è il mio Dio» (Rut 1,16), simboleggia l’adesione al popolo e alla fede per scelta e non per motivi etnici.
Questi due elementi dell’identità ebraica accompagnano anche i giorni tra Pesach e Shavuot, giorni ricchi di eventi storici importanti. Innanzitutto, Lag BaOmer: da un lato, Bar Kochba, il leader nazionale, il combattente per la liberazione di Israele dai Romani, diventa un simbolo della rinascita ebraica ai tempi moderni. D’altra parte – il rabbino Shimon Bar Yochai (Rashbi) autore del Libro dello Zohar secondo la tradizione e simbolo spirituale della Dottrina Segreta. Ancora oggi, Lag BaOmer viene celebrato in Terra d’Israele con i falò per commemorare l’eroismo nazionale ma anche visitando la tomba di Rashbi come simbolo del mondo interiore.
E questa tensione continua a esprimersi in due festività che appartengono alla rinascita nazionale: Yom HaAtzmaut e il Giorno di Gerusalemme, ossia lo Stato di Israele come patria nazionale del popolo ebraico e Gerusalemme come Città Santa, visione profetica di redenzione. Oggigiorno, la tensione tra i due estremi dell’identità ebraica nello Stato di Israele ha raggiunto il suo apice: la coscrizione nelle IDF, i rapporti tra religione e Stato, la natura della sfera pubblica: tutte espressioni della profonda tensione tra identità nazionale e identità spirituale.
Il conteggio dell’Omer, che collega le identità nel conteggio che comanda, ci insegna il segreto: una identità non esiste senza l’altra. Anche nella diaspora, questi due elementi sono essenziali: il riconoscimento degli ebrei come nazione distinta, anche dall’esterno, insieme alla lealtà alla tradizione, è ciò che ha preservato il nostro popolo per migliaia di anni.
Chi vuole aggrapparsi solo a una delle due, sbaglia. Contare l’Omer ci insegna il segreto della connessione: Pesach e Shavuot non sono solo due festività, sono un viaggio. E questo viaggio è la nostra identità.– שלנו הזהות הוא.

Tomer Corinaldi, Rabbino Capo di Verona