ANTISEMITISMO – Stereotipi e ignoranza: l’indagine Eurispes su Italia e mondo ebraico
Quasi quattro italiani su dieci credono che gli ebrei “pensino solo ad accumulare denaro”. Più della metà li considera “una comunità chiusa”. Uno su cinque sovrastima di dieci volte il numero reale degli ebrei in Italia. E un giovane su due ritiene che “gli ebrei in Palestina si siano appropriati di territori altrui”. Sono solo alcuni dei dati emersi dall’ultima indagine Eurispes 2025 su antisemitismo, memoria e percezioni della comunità ebraica. Un rapporto che fotografa un’Italia attraversata da pregiudizi, disinformazione e categorie ambigue, in cui la distinzione tra critica politica e ostilità verso gli ebrei appare sempre più sfocata.
L’indagine, condotta in un clima segnato dalla guerra a Gaza e da crescenti proteste politiche, ha coinvolto un campione rappresentativo della popolazione italiana, spiega Eurispes. Il lavoro rientra nell’ambito del protocollo d’intesa siglato dall’istituto lo scorso aprile con il Coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, Pasquale Angelosanto, con l’obiettivo di monitorare con continuità i livelli di pregiudizio antiebraico in Italia.
Ma alcune formulazioni presenti nel questionario sollevano interrogativi. In particolare, l’uso ripetuto dell’espressione “ebrei in Palestina” può risultare di difficile comprensione per gli intervistati ai quali non è necessariamente chiara la distinzione fra la regione Palestina secondo la denominazione romana, la Palestina sotto il mandato britannico e le aspirazioni dei palestinesi per uno stato di Palestina.
Una presenza sovrastimata
Solo il 41,8% degli intervistati sa che gli ebrei residenti in Italia sono circa 30.000. Il resto del campione fornisce stime sbagliate: il 23,2% pensa siano 500.000, il 16,5% arriva a indicarne 2 milioni. Un dato che riflette una conoscenza scarsa e una percezione alterata, spesso sintomo di stereotipi più profondi, spiegano i ricercatori di Eurispes. Come quello secondo cui gli ebrei formerebbero un gruppo “chiuso” (secondo il 58,2% del campione) o eccessivamente legato al denaro (37,9%).
Giovani e narrazioni ideologiche
Sulla controversa domanda se “gli ebrei si siano appropriati di territori altrui in Palestina”, le opinioni degli italiani si dividono: il 55,8% respinge l’affermazione, mentre un 44,2% la condivide. Il dato è particolarmente alto tra i giovani tra i 18 e i 24 anni, dove il consenso sale al 50,8%, segno di una narrazione sempre più radicata che tende a sovrapporre giudizi sul conflitto israelo-palestinese a rappresentazioni generiche e storicamente confuse della presenza ebraica nella regione. A livello politico, l’adesione alla frase varia ma resta consistente in più aree: si attesta al 50% tra chi si colloca nel centro-sinistra, e si mantiene comunque sopra il 35% anche tra elettori di centro-destra e destra.
La Shoah e i numeri distorti
Anche sulla memoria della Shoah le risposte restituiscono la confusione: il 60,4% degli intervistati conosce il numero corretto delle vittime del genocidio, 6 milioni. Il 25,5% risponde “2 milioni”, mentre altri forniscono cifre molto inferiori. Quattro italiani su dieci, sottolinea Eurispes, hanno quindi un’idea vaga o sbagliata dell’entità dello sterminio degli ebrei per mano nazifascista. Un dato costante negli ultimi anni, che segnala un problema educativo e culturale ancora aperto.
Il confronto con i dati dell’Osservatorio antisemitismo
Secondo l’Eurispes, il 54% degli italiani considera gli episodi di antisemitismo come “isolati” e non rappresentativi di un fenomeno strutturale. Ma i dati reali raccontano un’altra storia. Il Rapporto 2024 dell’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione CDEC di Milano ha documentato 877 episodi in un solo anno, di cui 277 avvenuti offline. Una crescita netta rispetto al 2023, segnata da un aumento della violenza fisica, del vandalismo e dell’odio digitale, spesso giustificato da narrazioni antisioniste.
Il report del CDEC evidenzia una trasformazione qualitativa dell’antisemitismo: non più confinato all’estrema destra o a gruppi ideologici marginali, ma sempre più diffuso in ambienti giovanili, universitari e social.