MILANO – Shammah: «Israele e Gaza, Parenti spazio di confronto»

«Il teatro Parenti è un luogo di cultura, dove si viene per ragionare. Anche su cose che non condivido», afferma a Pagine Ebraiche Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Franco Parenti di Milano, spiegando la scelta di ospitare domani, 6 giugno, la manifestazione “Due popoli, due Stati, un destino”, promossa da Azione, Italia Viva e +Europa.
L’iniziativa arriva in un momento di forti tensioni tra le opposizioni. Dopo il rifiuto da parte dei promotori del corteo romano del 7 giugno – PD, M5S e AVS – di includere nella piattaforma una condanna esplicita dell’antisemitismo, il disarmo di Hamas e la richiesta di liberazione degli ostaggi, i partiti centristi hanno organizzato a Milano un appuntamento autonomo.
«Quando mi hanno detto che alla manifestazione del 7 giugno a Roma non è stato accettato un riferimento alla lotta contro l’antisemitismo, mi sono chiesta: com’è possibile?», sottolinea Shammah. «Se si ha paura di nominare l’antisemitismo, allora lo si legittima. Ed è quello che sta accadendo oggi in Italia».
La regista, parte della Comunità ebraica milanese, porta un esempio personale: «Giorni fa camminavo vicino alla Pinacoteca di Brera e ho visto un cartello con su scritto: “Ebrei fuori da Ferrara, Venezia, Roma, Firenze. Gaza libera”. Non c’era alcun riferimento al governo israeliano. C’era scritto ebrei. Punto. È antisemitismo, non è critica, e ormai non fa più scandalo».
Nel Teatro Parenti, invece, si alterneranno domani testimonianze diverse: tra queste, quella dell’ex ostaggio Aviva Siegel, rapita il 7 ottobre da Hamas, e quella di Hamza Howidy, attivista palestinese del movimento “Bidna Naish”, che si batte per il disarmo di Hamas.
«Condividerò tutto quello che verrà detto? No, ma penso sia importante aprire un ragionamento, un confronto».
Davanti al teatro alcune sigle, tra cui l’Associazione Pro Israele e il Museo della Brigata Ebraica, hanno annunciato un presidio per esprimere dissenso rispetto ad alcuni contenuti dell’evento. In particolare, viene criticata l’equiparazione tra Israele e Hamas, ritenuta «inaccettabile» da parte degli organizzatori della protesta, che pur prendendo le distanze dal corteo di Roma, vedono nella manifestazione milanese un rischio di ambiguità. Nel mirino, in particolare, Carlo Calenda, accusato di proclamarsi «amico di Israele» ma di chiedere allo stesso tempo sanzioni europee contro lo stato ebraico.
«Non credo nei boicottaggi, soprattutto quando si cerca di esprimere delle opinioni senza violenza. Ribadisco, non sarò d’accordo su tutto, ma il Parenti rimane uno spazio dove fare cultura significa anche confrontarsi sulle idee. E poi, per ospitare questa iniziativa, abbiamo anche pagato un prezzo come teatro: abbiamo dovuto far saltare le prove di uno spettacolo, ritardarne la conferenza stampa di presentazione e il debutto».
Per l’evento di domani, conclude Shammah, l’auspicio è di vedere in sala «la bandiera israeliana e palestinese insieme, come chiesto da Edith Bruck, per dare un segnale di convivenza. Certo, sono consapevole di un fatto: quando il 25 aprile sventolano la bandiera della Brigata ebraica e quella di Israele, c’è la polizia a destra e a sinistra per proteggerle, mentre quella palestinese può sfilare liberamente».

Daniel Reichel

(Foto Teatro Parenti)