FIRENZE – I cento anni del Non Mollare, nel nome di Carlo e Nello Rosselli

«Avevamo passato in rassegna i nomi dei periodici italiani e stranieri che conoscevamo, risalendo fino a quelli del Risorgimento. Nessuno ci sembrava adatto per la testata del giornaletto che volevamo fare. In mancanza di meglio ci eravamo fermati sul nome “Il Crepuscolo”. Ma non eravamo soddisfatti. Fu Nello Rosselli finalmente a suggerire: Chiamiamolo “Non Mollare”. E tutti fummo subito d’accordo».
Gaetano Salvemini ricorderà così, anni dopo, la straordinaria avventura del Non Mollare. Il periodico clandestino antifascista, fondato nel 1925 a Firenze, fu una spina nel fianco del regime per i pochi ma intensi mesi della sua durata, denunciando le responsabilità di Benito Mussolini nel delitto Matteotti e la deriva di un’Italia sempre più asservita al fascismo. Ricorderà quella eroica pagina di resistenza intellettuale un convegno storico promosso lunedì pomeriggio alla Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, la prima di molte iniziative in programma nel capoluogo toscano. La data scelta per dare avvio al progetto non è casuale, perché il 9 giugno del 1937 Carlo e Nello Rosselli furono assassinati da sicari fascisti aBagnoles-de-l’Orne, in Normandia. E neanche quella della data conclusiva, il 3 ottobre, a 100 anni esatti dalla “Notte di San Bartolomeo” fiorentina, quando le camicie nere uccisero alcuni esponenti dell’antifascismo locale con l’obiettivo di far tacere il Non Mollare e tra gli altri la voce dei due celebri fratelli, nati a Roma, fiorentini di adozione, cresciuti in una famiglia ebraica di solide tradizioni risorgimentali. «La ricerca per la sintesi tra giustizia e libertà costituisce ancor oggi la frontiera più avanzata di chi opera nella politica non per fini di potere ma per migliorare la società e la condizione delle cittadine e dei cittadini», sottolinea il presidente della Fondazione Rosselli, Valdo Spini, nell’anniversario del loro duplice omicidio. «Qui sta l’attualità dei fratelli Rosselli, che condussero la loro intransigente battaglia antifascista all’insegna di questi due obiettivi ideali».
Il 3 ottobre del 1975, Spini, che era allora un giovane consigliere del partito socialista, fu tra i promotori di una commemorazione al Consiglio comunale di Firenze per omaggiare altri tre caduti di quelle ore di agguati e violenze: Gustavo Console, Gaetano Pilati e Giovanni Becciolini. Riposano tutti e tre nel cimitero di Trespiano, vicino a Carlo e Nello Rosselli, sulla tomba dei quali Piero Calamandrei avrebbe fatto un giorno scrivere: «Giustizia e libertà: per questo morirono, per questo vivono». Un lascito da alimentare nel tempo. «Proporrò la ristampa degli atti di quel Consiglio comunale», annuncia Spini a Pagine Ebraiche. «In un’Italia che smarrisce la memoria, servono azioni per fissare il ricordo».
a.s.