OSTAGGI – Dror Or e il sogno di una scuola di cucina a Be’eri

Dror e Yonat Or vivevano con i loro tre figli nel kibbutz Be’eri, nel sud di Israele. Erano una coppia affiatata e molto amata nella comunità. Dror, 49 anni, era il casaro del kibbutz, un punto di riferimento per la produzione artigianale di Be’eri. Dopo aver studiato al Tadmor Culinary Institute e lavorato in ristoranti a Tel Aviv, aveva deciso di tornare a Be’eri e reinventarsi: prima nella tipografia del kibbutz, poi, dal 2009, dedicandosi alla produzione di formaggi. Aveva seguito corsi in Italia e con esperti francesi, coltivando il sogno di aprire una scuola di cucina insieme a un amico.
Yonat, 50 anni, era una talentuosa interior designer, fondatrice della falegnameria Ayuna. Cresciuta tra i trucioli della bottega del padre, si era costruita un nome nel mondo dell’arredamento israeliano. Era una donna forte, creativa e profondamente legata alla famiglia, raccontano gli amici. I due figli più piccoli, Noam e Alma – 17 e 13 anni – vivevano con loro, mentre il maggiore, Yaheli, 18 anni, da metà 2023 viveva nel nord del paese per un anno di volontariato prima del servizio militare.
La mattina del 7 ottobre 2023, quando i terroristi di Hamas hanno assaltato Be’eri, Dror, Yonat e i due figli si sono rifugiati nella stanza blindata della loro casa. «Ho chiamato Dror e lui mi ha detto: “Mamma, devo stare zitto, ne parliamo più tardi”. Da allora non abbiamo più avuto sue notizie», ha raccontato la madre, Dorit Or.
I terroristi hanno dato fuoco all’abitazione per costringerli a uscire. Dror ha ordinato ai ragazzi di saltare dalla finestra e tentare la fuga, mentre lui cercava di prendere tempo. Ma Noam e Alma sono stati trovati dai loro aguzzini e portati a Gaza. Sono rimasti prigionieri per 50 giorni, fino al rilascio nell’ambito del primo accordo tra Israele e Hamas. Solo al momento del loro ritorno hanno appreso che la madre era stata uccisa durante l’attacco. «Quando hanno attraversato il confine e si sono riuniti con la nonna e il fratello maggiore, la prima notizia che hanno dovuto affrontare è stata la morte della mamma. È stato un momento terribilmente traumatico», ha ricordato lo zio Ahal Besorai, fratello di Yonat.
Per mesi non si è saputo nulla di Dror. Il suo nome figurava tra gli ostaggi, ma senza aggiornamenti sul suo stato. Solo a maggio 2024, l’esercito israeliano ha confermato che era stato ucciso il 7 ottobre e che il suo corpo era stato portato via a Gaza, dove si trova da 608 giorni.
Yonat è stata inizialmente sepolta a Palmachim in una tomba provvisoria, poi trasferita lo scorso agosto a Be’eri. «Abbiamo lasciato un posto accanto a lei per Dror», ha spiegato Dorit ad Haaretz. «Non riceveremo più buone notizie, ma è comunque importante chiudere il cerchio. Viviamo in uno stato di stress costante, senza riuscire a elaborare il lutto. Anche i bambini hanno bisogno di iniziare un nuovo capitolo, e già così la loro vita è insopportabile».
Oggi Noam, Alma e Yaheli vivono con i nonni Dorit e Yuval Or, che si sono trasferiti nel kibbutz Hatzerim, dove sono stati accolti i sopravvissuti di Be’eri in attesa della ricostruzione. «Abbiamo entrambi più di 70 anni e siamo tornati a essere genitori di adolescenti. O meglio, non genitori, ma educatori. La situazione è molto difficile», ha raccontato Dorit. «I ragazzi sono andati a celebrare i loro compleanni sulla tomba della loro mamma. È una cosa terribile».
Dopo mesi di silenzio, Alma ha trovato le parole per ricordare la madre in un lungo post. «Mamma, non riesco a credere che tu non ci sia più. Ho tenuto tutto dentro, cercando di reprimere le emozioni. Sono felice che quel giorno ci siamo dette “ti voglio bene”, ma non ho potuto dirti addio come avrei voluto. Mi manchi tutto il tempo. Mi mancano le tue risate, i tuoi abbracci, la tua voce. Mi manca chi eri. Mi manca sentirti chiedere “com’è andata la giornata?”».
La famiglia cerca di proteggere i tre ragazzi e intanto chiede al governo di agire. «Chiediamo un accordo per liberare tutti gli ostaggi subito. Questa tragedia deve finire», ha ribadito Dana Or, sorella di Dror. «Lui era uno dei pilastri della mia vita. Non aveva un solo nemico. Qualsiasi cosa accadesse, lui c’era. Pochi giorni prima avevamo fatto insieme un viaggio in Germania con le nostre famiglie. Eravamo felici. E poi, il 7 ottobre, tutto è finito. Non so come si possa andare avanti. Ma dobbiamo farlo. Prima, però, bisogna salvare chi è ancora vivo e riportare a casa le salme. Non c’è spazio per l’opposizione. Riportate Dror e gli altri a casa».

d.r.