FIRENZE – La Toscana non boicotti Israele, l’appello di Enrico Fink

No a «qualsiasi forma di boicottaggio, di censura, di chiusura» nei confronti d’Israele. Non è nello spirito della Toscana. Lo scrive il presidente della Comunità ebraica di Firenze, Enrico Fink, alla vigilia di una discussione in Consiglio regionale destinata a far discutere: l’11 giugno Pd e Cinque Stelle porteranno in aula mozioni e interrogazioni che chiedono la sospensione dei rapporti istituzionali tra la Regione Toscana e Gerusalemme. Al centro del dibattito anche il ruolo di Marco Carrai, console onorario d’Israele in Toscana e presidente della Fondazione Meyer.
Nella sua lettera rivolta al presidente della Regione, Eugenio Giani, e al presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, Fink esprime «profonda preoccupazione» per l’orientamento assunto da alcune forze politiche e rivendica con forza il percorso di dialogo e cooperazione costruito negli anni tra la Regione e la comunità ebraica locale. «Una comunità che anche in questi lunghi, troppo lunghi mesi di guerra – scrive – si è fatta portavoce, insieme con le istituzioni cittadine e regionali, di iniziative di pace e di dialogo».
Fink denuncia il rischio che, sull’onda emotiva e politica del conflitto in Medio Oriente, si finisca per colpire l’intera comunità israeliana e, per estensione, quella ebraica:
«Se alla critica, inequivocabilmente legittima, di un governo e delle sue politiche si sostituisce la condanna per un paese, per un popolo, allora è rotto un patto di fratellanza che qui da noi non era mai stato messo in discussione dal dopoguerra».
In merito all’interrogazione che contesta il doppio ruolo di Carrai, il presidente degli ebrei fiorentini sottolinea:
«Un console non è rappresentante di un governo, ma di uno Stato. Non di un primo ministro e delle sue politiche, ma di un popolo. Quale messaggio intendono esprimere i promotori di quella interrogazione? Che uno Stato intero, Israele, sarebbe indegno di collaborare alla vita collettiva della nostra regione?».
Fink ricorda anche l’impegno personale del console onorario nel portare «bambini di Gaza a curarsi presso le nostre strutture», e mette in guardia dal rischio che posizioni ideologiche si trasformino in esclusione: «Quello spirito – lo spirito della Toscana – vive del libero scambio di idee, di persone, di lavoro, di impresa; della disponibilità alla conoscenza e al confronto, assai più potente di qualunque provvedimento sanzionatorio».
Nel suo appello, Fink rilancia l’esempio positivo della Cittadella della Pace di Rondine (AR), dove le bandiere di Israele e Palestina «non solo sono state sventolate insieme, ma annodate fra loro». Da qui l’invito a non piegare la storia toscana a logiche di schieramento: «Non rinunciate a esprimere con forza le vostre convinzioni […], ma non rinunciate a sventolare entrambe le bandiere. Ci troverete allora al vostro fianco».