7 OTTOBRE – Recuperate le salme di due ostaggi a Gaza

«Papà ti voglio bene. Mi dispiace dirlo, ma ora aspetto solo il tuo funerale». Dopo 614 giorni di attesa, la famiglia Yakov potrà finalmente dare l’ultimo saluto a Yair, 59 anni, ucciso il 7 ottobre 2023 dai terroristi palestinesi nel kibbutz Nir Oz. Il suo corpo è stato portato a Gaza e per un anno e otto mesi i figli Or, Yagil e Shir hanno atteso di poter dare al padre una degna sepoltura. «Grazie alle Idf e allo Shin Bet per il recupero, spero che porteremo gli altri ostaggi a casa in un accordo che non metta in pericolo i soldati», ha commentato Yagil, ringraziando le forze di sicurezza per il recupero della salma del padre.
Il corpo di Yair è stato recuperato a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, insieme alla salma di un altro ostaggio ancora non identificato, membro del kibbutz Nir Oz. L’operazione è il risultato di un lavoro di intelligence portato avanti per mesi, riferiscono i quotidiani locali. Entrambe le salme sono state trasferite in Israele e identificate presso l’Istituto di medicina legale di Abu Kabir.«Spero che la loro sepoltura possa offrire un momento di consolazione alle famiglie e alla comunità di Nir Oz», ha dichiarato il presidente israeliano Yitzhak Herzog. «Onoriamo il coraggio e l’impegno dei soldati e dell’intelligence che continuano a lottare per riportare tutti i nostri ostaggi a casa».
Yair Yaakov, conosciuto da tutti come “Yaya”, era un uomo di kibbutz, di terra, di famiglia, ha raccontato la sorella Yarden. Lavorava nell’officina del kibbutz Alumim, amava la musica e la semplicità: il sole, una birra fresca con gli amici. La sua casa a Nir Oz era la sua fortezza, quella stessa casa fatta esplodere dai terroristi il 7 ottobre, l’unica del kibbutz a subire quel destino. “Oggi lì si trova un enorme cratere”, ha sottolineato Yarden.
Quella mattina del 7 ottobre, mentre l’attacco al kibbutz Nir Oz infuriava, Yair ha cercato di mettere in salvo la sua compagna, Meirav Tal, chiudendosi con lei nel rifugio antimissile e opponendosi con tutte le forze all’irruzione dei terroristi. Dall’altra parte della porta, gli uomini di Hamas lanciavano granate e sparavano a ripetizione. Meirav ha lasciato una registrazione disperata alla famiglia: «Sono dentro casa, sparano contro il rifugio. Yaya sta tenendo la porta. Aiutatemi, ci hanno sparato, Yaya è ferito». È stata l’ultima testimonianza di quel momento. I terroristi sono riusciti a entrare facendo esplodere il muro del rifugio e hanno portato via entrambi. Intanto, in un’abitazione vicina, i figli di Yair, Or e Yagil, venivano rapiti dalla casa della madre. Anche loro sono stati portati a Gaza. Sono stati rilasciati a fine novembre 2023, dopo 51 giorni di prigionia, nell’ambito del primo accordo di cessate il fuoco. Meirav è stata liberata il giorno seguente. Ma Yair, fin da subito, risultava disperso. I famigliari hanno sperato e pregato per avere buone notizie, ha ricordato la sorella. Poi, a febbraio, è arrivata la notizia più temuta: Yair era stato ucciso il 7 ottobre, e il suo corpo era ancora detenuto a Gaza. Il 15 febbraio, dopo l’annuncio ufficiale della sua morte, Yagil, 13 anni, ha scritto un messaggio di addio al padre: «Papà, papà, eri tutto per me. Mi manchi, e non solo a me, ma a tutti. Quando sono venuti a darci la notizia, stavamo per andare a un concerto. Poi mamma è tornata indietro e non capivo il perché. Mi ha detto che stava arrivando l’ufficiale. A quel punto avevo già un brutto presentimento, ma speravo che non fossi tu, papà. Mi manchi tantissimo, non capisci quanto». Un messaggio concluso con una richiesta al padre: «Ti voglio bene più di ogni altra cosa. Veglia su di noi dal cielo, tu e il nonno».