SHIRIM – La ragazza con le rose rosse (Marcel Proust)

…Ma un istante dopo, intorno a me, nell’aria diluita dalla pioggia recente, palpitò un senso di felicità, mi avvolse come un profumo. Il mio pensiero…scorgeva d’un tratto davanti a sé il ricordo della ragazza dagli occhi azzurri che aveva premuto contro di me le rose nere della sua scollatura. Appena il giorno prima, la vita non mi ispirava che noia e l’eventualità di perderla presto non aveva nulla d’improbabile né di temibile…Ma ecco che dentro di me c’era una cosa che appariva in rilievo e a colori, un’impressione originale…racchiusa dentro di me c’era la vita che sfidava la morte…Così rincasavo, fiero di quelle felicità inattese che a volte scopriamo nel nostro cuore e che fanno sì che nel nostro calendario interiore, come in quello della natura, i giorni non si succedano sempre uguali.
Per Shirim un meraviglioso testo di Marcel Proust (1871-1922) tratto dal racconto La ragazza con le rose rosse.
Nelle lunghe attese del vivere capita di smarrire il senso dell’andare.
Giorni incolori affollano pigri calendari di tristezze, infelicità tarde a svanire, a lasciare il passo a un’impensata gioia.
Negli autunni dei giovani anni molte vite sperammo, e molte, molte strade si percorsero in sogno, le immote gambe dormienti, nelle altalene tediose delle ore.
Cos’era mai una piccola vita inudibile nel clangore divino degli astri?
Esistette soltanto nei libri, nei vani tepori di roride estati. Si poté fantasticare di esistenze d’altri, quelli che vissero, o, forse, sognarono.
Ma un dì, insperato, si stagliò, di carne, il vivido sogno. Il caro bagliore emerse nitido nell’insensibile cosmo. Ogni cosa a un tratto fu nuova e invase la via d’un canto segreto, rivelato a noi soltanto.
E andarono allora le gambe divelte, sconnesse dal flusso greve del sangue.
Il cielo s’aprì.
S’aprì infine d’inesplorate stelle.
Shirim è a cura di Mariateresa Amabile, poetessa e docente di Diritti Antichi all’Università di Salerno