LA TESTIMONIANZA – Sannino (Arcigay): Io a Tel Aviv, i missili iraniani e l’odio da salotto che fa paura

Antonello Sannino è il presidente della sezione napoletana dell’Arcigay. Si trova a Tel Aviv, dove negli scorsi giorni avrebbe dovuto partecipare alla sfilata del Pride su invito del ministero degli Affari Esteri israeliano, all’interno di una missione tutta incentrata sui diritti civili. Il Pride, come è noto, non ha potuto svolgersi a causa del conflitto con l’Iran. E da venerdì Sannino entra ed esce dal rifugio dell’hotel in cui alloggia.
«È una situazione totalmente inedita per me. Mi ricorda in parte i mesi del lockdown, anche se durante la pandemia certo non cascavano le bombe del cielo», prova a smorzare la tensione l’attivista. «Ho un po’ di timore, è inevitabile, ma sento il rombo degli aerei sopra di noi e so che è a nostra difesa. Mi sento in sicurezza. Poi però la notte fa paura: svegliarsi nel sonno con il suono della sirena, lo ammetto, è stato traumatico. Anche se tutto è soggettivo, perché poi vedi che la gente qui vive in modo più o meno normale. L’uomo ha sempre questa grande forza di abituarsi a tutto. Io ad esempio vivo in una zona fortemente sismica. Quando la terra trema, tutto si ferma qualche secondo e poi la vita riprende all’istante. Mentre a me non fa effetto, un israeliano forse si spaventerebbe». Sannino si spende da tempo per disinnescare il crescente pregiudizio anti-israeliano anche nell’ambiente dei diritti civili. «Anche in queste ore, ho letto delle cose terribili. Gente che mi scrive “Te la sei cercata” o che pubblica foto di me capovolte, come a piazzale Loreto, per la sola colpa di essere vicino al popolo ebraico e a quello israeliano. Popolo, non governo, ci tengo a precisarlo. Eppure la gente ti vomita addosso un odio terribile e spesso lo fa dal salotto di casa, in una condizione diversa da quella in cui mi trovo io. Sono al sicuro, ma certo un po’ di rischio c’è sempre». Sannino torna spesso su questo concetto, è molto colpito dal diffondersi di parole sprezzanti e perentorie attorno alla sua vicenda. Uno dei momenti più difficili, confida, è stato informare i genitori del fatto che si trovasse in Israele. «Non glielo avevo detto, non volevo creargli ansia», sottolinea. «Quando però la mia storia è uscita sui giornali ho dovuto farlo. Percepisco il loro stato di ansia, quello dei miei amici, quello del mio compagno che si preoccupa. Capisco le loro emozioni, perché il loro punto di osservazione è diverso dal mio». Prima del necessario ricorso ai rifugi per mettersi in salvo dai missili iraniani, la delegazione era stata in visita nell’area del massacro del Nova Festival, aveva incontrato una delle superstiti, si era confrontata con attivisti «anche palestinesi, anche arabi: tutti molto critici con il governo israeliano eppure spesso attaccati all’estero per via della loro nazionalità». Sannino non sa ancora quando potrà tornare in Italia, tutto è bloccato. Per il momento resta a Tel Aviv, «cercando di preservare lucidità e razionalità».
a.s.