TORINO – Sfili con gli ebrei al pride? Serve il gruppo sanguigno

Ruben Piperno, consigliere ai giovani della Comunità ebraica di Torino, è appena tornato dal Pride di Roma e mi mostra il suo salvaschermo: Allergico alla Penicillina-Gruppo sangue: 0; Ruben Piperno.
Ruben, cos’è questo savescreen? «La sera prima del Pride la sicurezza privata ci ha detto di preparare i salva schermi con indicazioni di primo soccorso. Tutti noi abbiamo dovuto impostare il telefonino con le indicazioni che vedi».
Clima teso? «Sì, molto, preparazione di un anno per Keshet Europa che esordiva al Pride di Roma e clima sempre più difficile. L’organizzazione del Roma Pride ci ha dato quattro persone per la sicurezza, noi poi abbiamo pagato una sicurezza privata. Tutti “facevano finta” che fossimo il carro di Israele. Abbiamo fatto anche i 5 minuti di silenzio per il “genocidio di Gaza”, cioè abbiamo spento la musica per non provocare nessuno. I giornali invece hanno scritto al contrario che abbiamo lasciato la musica accesa. Invece, visto che non eravamo al corrente, abbiamo pensato di spegnere».
Chi c’era sul vostro carro? «Ragazzi da tutta Europa: cattolici, ebrei e anche musulmani. Keshet Europa è un’associazione lgbtq per la pace e l’inclusione. Lo abbiamo scritto anche nel nostro comunicato stampa. Il nostro motto è Breaking Sheket building Keshet. Avevamo questo messaggio al collo, oltre alle bandiere per la pace e quelle della pace con il Maghen David».
E com’è andata? «Dal primo momento siamo stati oggetto di provocazione da parte di singoli, poi scortati dalle bandiere palestinesi per tutto il percorso e con persone che ci urlavano alternativamente assassini, terroristi o ci minacciavano con il gesto della pistola. Fino ad arrivare alla fine del corteo dove l’Arci ci ha scagliato addosso i partecipanti come è possibile vedere in diversi video. Chi aizzava la folla era la ragazza che avrebbe dovuto presentare il libro di Yahya Sinwar alla Sapienza di Roma qualche mese fa».
Quale messaggio lanci al centrosinistra? «Vogliamo prima di tutto ripristinare la verità sul Pride. Vorremmo in particolare parlare con Elly Schlein – attenta ai diritti di lgbtq – affinché condanni Arci e Anpi e si apra un dialogo costruttivo».
E dopo l’aggressione al pride l’aggressione verbale sotto i post dei video? «Non è possibile che davanti ai video dell’aggressione al nostro carro la gente possa impunemente scrivere cose del tenore: ‘Dopo i fatti recenti mi scasso dalle risate guardando Schindler’s List”».
Hai avuto paura? «Molta. Sul piatto della bilancia per andare a manifestare il mio orgoglio c’era la mia incolumità fisica».

Sara Levi Sacerdotti