MUSICA – Sinfonia del Novecento, questa incompiuta

I tempi della Storia, come quelli della Musica, non sono lineari ma circolari ossia accadono, si sviluppano ma poi tornano nell’identico senso o invertiti o retrogradi nella loro succedaneità; la dodecafonia concepita dall’ebreo austriaco Arnold Schönberg fu una applicazione seriale del perenne rimescolamento di note e costrutti sintattico-musicali nelle sue infinite combinazioni.
Tutto ciò che del secolo scorso non abbiamo apprezzato, promosso, abbracciato nel profondo dell’anima scivola direttamente nel futuro; storicamente allocato alle nostre spalle, nei numeri e nella vastità il pensiero e il linguaggio musicale si trova realmente dinanzi a noi.
Dovremmo provare nostalgia non già del passato ma del futuro, perché è là che realmente si trova la dimensione spazio-temporale di questa musica; dai Madrigali di Gideon Klein alla perduta Partita nel vecchio stile per pianoforte di Pavel Haas (opere scritte a Theresienstadt) sino ai 24 Preludi e Fughe scritti su fogli di telegramma da Vsevolod Zaderatsky (foto) nel Gulag di Magadan, sono gli antichi linguaggi musicali a nutrirsi di quel futuro che Lager e Gulag anticipano vertiginosamente.
Una fondamentale preghiera ebraica inizia con “Ascolta (Shemà)” e non è rivolta ad Hashem ma paradossalmente a colui che prega ossia Israele (il popolo o il patriarca Giacobbe); quando recitiamo lo Shemà passiamo sugli occhi gli tzitzith che stringiamo con le mani, perché solo scrutando interiormente (guardare) comprendiamo noi stessi (ascoltare).
Ascoltare è la reale chiave d’accesso ai mondi superiori, non è necessario comprendere la musica di Viktor Ullmann o Berto Boccosi ma è sufficiente ascoltarli; questa musica è il portale di accesso alla vita che consente di recuperare il passato, salvarlo nel cloud del pensiero umano e instradarlo nel futuro.
Nel suo libro Le destin juif et la musique, lo scrittore belga Frans C. Lemaire lamenta che «un approccio che privilegia principalmente la musica e i musicisti è contrario alla pratica storiografica, perché gli storici professionisti sono spesso sordi alla musica. Conoscono i testi, guardano le immagini, ma la musica non gli appartiene […] in realtà, la musica testimonia altrettanto della storia degli uomini, in un modo più sottile, richiede un’analisi più difficile ma che tuttavia riflette profondamente lo spirito del tempo con la sua ricezione di idee, eventi e sentimenti»; può accadere che non ci sia persona più lontana dalla Storia di chi la Storia dovrebbe conoscerla e insegnarla.
Studieremo la Storia del Novecento partendo dalla musica più drammaticamente geniale del Novecento ossia la letteratura musicale prodotta dall’ascesa del nazionalsocialismo al crepuscolo dello stalinismo; innumerevoli dinamiche messe in atto ad Auschwitz o Mauthausen o Vorkuta acquisiranno finalmente un senso, approcci antropologici all’esercizio artistico e musicale tuttora inspiegabili per la gran parte di studiosi e ricercatori assumeranno una chiarezza cristallina.
Nel cartoon Monsters & Co., l’ultimo frammento della porta di Boo conservato dallo spaventatore Sulley ne consentì la riapertura dopo che il mostriciattolo monocolo verde Mike Wazowski la ricostruì; ci sono cose che funzionano solo se tutti i pezzi del puzzle tornano al loro posto.
Il Novecento è una monumentale opera drammaticamente rimasta incompiuta sullo scrittorio di uomini che erano a un passo dallo squarciare orizzonti dl linguaggio di inimmaginabile bellezza; tocca a noi completare l’opera e, quando il puzzle della letteratura musicale concentrazionaria sarà completato, soltanto allora avremo pienamente compreso il senso di questa ricerca.


Francesco Lotoro