ROMA – Giunta monocolore per il Fadlun bis: «Aperti a lavorare con tutti»

Dopo la netta affermazione alla recenti elezioni comunitarie, con il 58,42% dei consensi attribuiti alla sua lista Dor Va Dor, davanti a Lev Echad di Joseph Di Porto (28,36%) e Ha Bait di Noemi Di Segni (13,22%), Victor Fadlun è ufficialmente il presidente della Comunità ebraica di Roma per un secondo mandato. Guiderà una Giunta monocolore, a trazione Dor Va Dor, presentata durante la prima riunione del nuovo Consiglio martedì sera in un Tempio della capitale. Ne fanno parte Alex Luzon, vicepresidente vicario con delega ai rapporti istituzionali; Daniela Debach, vicepresidente con delega alle Politiche Educative I; Carola Funaro, vicepresidente e assessore a Memoria, coordinamento ufficio di presidenza e Shalom; Isaac Tesciuba, assessore al Culto e al Patrimonio; Ruben Benigno, assessore alle Politiche Educative II; Piero Bonfiglioli, assessore al Hesed; Giacomo Moscati, assessore alla Cultura; David Pavoncello, assessore agli Enti e all’Efficienza e Innovazione Organizzativa. Nel corso della riunione sono stati deliberati alcuni assessorati fuori Giunta, rispettivamente a Emilia Di Veroli (Accoglienza e Inclusione Sociale), Huani Mimun (Kasherut), David Mayer Naman (Rapporti con Israele), Milena Pavoncello (Politiche Educative III), Angelo Sed (Tributi) e Davide Tesciuba (Giovani e Culto).
«La Giunta è monocolore ma noi vogliamo lavorare con tutti, con la speranza che si creino le condizioni di fiducia e condivisione dei progetti», sottolinea Fadlun a Pagine Ebraiche. «Dagli elettori è arrivato un chiaro mandato per portare avanti il nostro programma, in un’elezione segnata tra l’altro da una partecipazione senza precedenti, con un +35% di affluenza: è un ritorno di attenzione molto importante sulle vicende comunitarie». Tra i “pilastri” del nuovo mandato, commenta Fadlun, «c’è prima di tutto l’efficientamento delle risorse per fare chesed come non è stato fatto finora». Chesed è un termine ebraico che può essere tradotto come «gentilezza e amore tra gli esseri umani». L’idea è di agire a livello sociale «attraverso un’unità di crisi, multidisciplinare, con risorse: servono figure professionali che coordinino il volontariato e dall’altro lato è necessario che la loro attività sia vigilata dal Consiglio, cioè da dei volontari». Chesed, afferma Fadlun, «significa aiutare le persone fragili, in difficoltà, offrendo soluzioni concrete per creare nuove professionalità» e «le risorse non possono essere la Tzedakah piccola, ripetuta, senza garanzia». Per Fadlun «c’è poi l’esigenza di mettere a frutto le risorse comunitarie al meglio, evitando i doppioni, perché la struttura attuale è caratterizzata da un’impalcatura non adeguata: ogni ente ha oggi il suo Consiglio, ma per funzionare bene dobbiamo centralizzare». Il secondo “pilastro” di Fadlun sono la scuola e i giovani. Presto, annuncia, partiranno i lavori per avere «finalmente scuole potenziate, ingrandite, strutturate: non è un progetto immobiliare il nostro ma di riorganizzazione, con il sostegno di fondazioni straniere; un progetto per il futuro». Tra gli altri obiettivi, Fadlun si sofferma sull’intenzione di realizzare «il centro ebraico di Roma Sud» in un immobile oggi adibito a casa di riposo. Sarà un’operazione graduale, spiega, proprio in ragione di questa peculiarità. «Quella struttura è una gemma nascosta: vogliamo renderla un punto di incontro intergenerazionale con servizi sportivi, ricreativi e sanitari», spiega. Un altro “caposaldo” «è la difesa dei diritti di Israele, che coincide con la lotta all’antisemitismo: oggi molto spesso si traveste da antisionismo». Per Fadlun «è necessario lavorare con le autorità, dietro le quinte, perché questo modo di agire accresce enormemente la reputazione della Comunità». Una Comunità «che non strilla, ma alza la voce: e quando lo fa ottiene risultati positivi e concreti».

Adam Smulevich