Per Pisa e Livorno rivali in tutto doppia promozione a guida ebraica

Non c’è forse rivalità più viscerale, in Italia, di quella tra pisani e livornesi. Un duello infinito a suon di sfottò feroci e fieramente politically incorrect, spesso alimentato dalle rispettive tifoserie calcistiche. Se il Pisa va bene, a Livorno si mugugna. Se il Pisa va male, a Livorno si esulta. E il discorso è valido allo stesso identico modo a parti invertite.
Quest’anno però il destino ha preparato uno scenario gustoso: prima il Livorno ha conquistato la Serie C, facendo un altro passo verso orizzonti più consoni alla sua storia dopo il dramma sportivo del fallimento societario con annessa Eccellenza. Quindi il Pisa ha fatto il colpo grosso della promozione in Seria A, dove mancava da ben 34 anni e dove potrà “godersi” il derby con l’altra storica rivale, la Fiorentina. Per una volta, tutti contenti nella Toscana dei campanili e delle contrapposizioni.
Fatto curioso, quella realizzata nella regione tirrenica è una doppia risalita a trazione ebraica. Da una parte troviamo Joel Esciua, imprenditore brasiliano di retaggio sefardita, proprietario della squadra labronica dall’aprile del 2023. Dall’altra il businessman russo-americano Alexander Knaster, che dal gennaio del 2021 detiene la maggioranza di quote del Pisa, con speculare ascendenza ashkenazita.
Esciua è nato nel 1964 a San Paolo, sede di una importante comunità ebraica. Il calcio è sempre stata la sua passione e l’ha ereditata dal padre “ammalato” di pallone che portava la madre incinta a vedere le partite del Santos di Edson Arantes do Nascimento, meglio noto come Pelè. L’obiettivo dichiarato di Esciua è riportare il Livorno in Serie B nell’arco di tre anni e magari chissà, con il tempo, anche in massima serie. Servirà forse un ambiente più sereno: non sono un mistero i rapporti tesi con la componente più politicizzata dei sostenitori amaranto e neanche gli insulti antisemiti apparsi su alcuni gruppi online del tifo per la “colpa” di aver partecipato pochi giorni dopo i massacri del 7 ottobre a un presidio di solidarietà a Israele organizzato dal presidente della Comunità ebraica Vittorio Mosseri, che è anche direttore generale del Livorno.
Pure la tifoseria del Pisa si è spesso infiammata su questioni mediorientali. «Se muore la Palestina, muore l’umanità», si leggeva in uno striscione apparso sugli spalti dell’Arena Garibaldi nell’ultima gara casalinga del torneo. In precedenza gli ultrà nerazzurri avevano aderito alla campagna internazionale Red Card for Israel ed espresso più volte, con cori e slogan, la loro posizione sul conflitto.
Durante la festa per la promozione è poi diventata virale l’immagine dell’allenatore Pippo Inzaghi intento a sventolare una bandiera palestinese dal pullman. «Un errore, era buio, credevo fosse nerazzurra», ha poi precisato l’ex bomber della Nazionale. Intanto è notizia di queste settimane che Knaster vorrebbe acquistare lo stadio pisano dagli spalti, in questi mesi, spesso ostili a Israele. Nato nel 1959 a Mosca, naturalizzato statunitense, Knaster è un imprenditore con molti interessi, attivo anche in ambito sociale. Porta la sua firma l’istituzione del Genesis Philanthropy Group, organizzazione ideata per rafforzare l’identità ebraica tra ebrei di origine sovietica come lui.
Ha fatto notizia nel glorioso maggio del calcio pisano l’annuncio del suo coinvolgimento nel progetto di restauro del cimitero ebraico locale, adiacente a Piazza dei Miracoli Nel 2021, uno dei suoi primi acquisti fu il 25enne Yonathan Cohen, arrivato in prestito dal Maccabi Tel Aviv e nel giro, allora, della compagine nazionale israeliana.

Adam Smulevich