NAPOLI – Il grande frastuono e la speranza

Giovedì 12 giugno, ultimo incontro letterario prima delle vacanze nella sala biblioteca della Comunità ebraica di Napoli.
La sezione Adei Wizo ha invitato lo scrittore israeliano Roy Chen approfittando della sua presenza in Italia per presentare al Salone del Libro di Torino e poi in numerose città il suo ultimo libro, Il grande frastuono, edito da Giuntina.
Come d’abitudine, piena collaborazione con la Comunità, con la costante presenza e disponibilità di Daniele Coppin, e, come sempre più spesso avviene, con il Centro Studi Ebraici dell’Università Federico II di Napoli L’Orientale diretto dal prof. Giancarlo Lacerenza, che negli ultimi tempi ha preferito la nostra sala per le presentazioni che, in passato, si svolgevano nella sede universitaria di palazzo Corigliano.
Il pomeriggio del 12 la piazza da cui si accede alla stretta strada che porta alla Comunità è sorvegliata come non mai dalle forze dell’ordine e al portone i controlli sono meticolosi. Presto la sala si riempie e si devono aggiungere molte sedie. Tra i presenti pochi, come sempre, gli iscritti alla Comunità, numerosi gli esterni, segno che, nonostante i tempi, l’interesse per le manifestazioni più varie della cultura ebraica sopravvive.
L’occasione è ghiotta, chi di noi non avverte con sgomento di vivere in un grande frastuono? E poi l’autore, Roy Chen, è preceduto dalla fama di conversatore brillante, aperto, ironico e, last but not least, padrone, tra le altre, anche della lingua italiana.
Io faccio gli onori di casa, presento Roy raccontando come mi hanno colpito anche i suoi precedenti libri tradotti in Italiano, Anime e Chi come me, sempre per i tipi della Giuntina, e introduco Raffaele Esposito, docente di Letteratura ebraica moderna e contemporanea presso l’Orientale insieme al quale condurrò l’incontro.
L’intesa è di porre poche domande e lasciare che l’autore proponga al pubblico se stesso e il suo libro così come sente in quel momento. E il momento è quello che è: il 7 ottobre e tutto quello che ne è seguito non può restare un convitato di pietra ed è proprio Roy Chen che, cominciando a raccontare la genesi del suo libro e descrivendo le tre donne protagoniste, porta il discorso su quello che sta accadendo. Lo scrittore propone il suo punto di vista e fornisce la testimonianza di chi vive la situazione dal di dentro, merce piuttosto rara, considerando il generale atteggiamento delle fonti di informazione da cui, con grande frastuono, le persone sono martellate da tanti mesi.
Spunti autobiografici e aneddoti divertenti coloriscono il discorso e creano un buon feeling con il pubblico, arrivano le domande, le risposte sono puntuali, ma vanno anche oltre, al dopo, e spunta la parola speranza, quella che, tra tante rigidità e certezze, molti non riescono più a pronunciare.
Tra firmacopie e saluti la serata si conclude. Per la strada ringraziamo le forze dell’ordine che ci fanno sentire protetti e dalla piazza scendiamo verso il lungomare dove Napoli si mostra in tutta la sua bellezza. Roy, forse pensando al lungomare di Tel Aviv, osserva che gli sembra di vivere due vite parallele, con il pensiero a casa, alla famiglia e in persona, qui, in un’atmosfera rilassata così lontana dalla guerra.
Napoli è la penultima tappa del suo lungo tour che si concluderà a Salerno due giorni dopo e poi, finalmente, meno di tre ore di volo e sarà a casa. Ma la notte del 12 giugno non è una notte come tutte le altre, il grande frastuono della guerra si fa sentire ancora più forte, Israele e Iran si fronteggiano senza più filtri, cresce l’ansia e il ritorno a casa di Roy si allontana.
Quando e come si attutirà questo frastuono?
Miriam Rebhun