ROMA – Presentato in Senato cortometraggio su Irena Sendler

«La grande, splendida Irena Sendler, l’anima buona di tutti coloro che si nascondevano», scriverà di lei lo storico della letteratura polacca Michal Glowinski nel suo libro autobiografico Tempi bui, raccontando della sua infanzia al tempo della Shoah, del Ghetto di Varsavia e di chi in quel buio apparentemente senza scampo riuscì a portare la luce della vita e della speranza. Come Irena Sendler, per l’appunto, l’eroica infermiera e assistente sociale che riuscì a far fuggire dal Ghetto circa 2500 bambini ebrei, tra cui lo stesso Glowinski. Nata nel 1910, morta nel 2008, Sendler è “Giusta tra le Nazioni” dal 1965. Ripercorre la sua storia il cortometraggio “Un nome che non è il mio”, presentato lunedì pomeriggio nella sala Zuccari del Senato, realizzato da Brand-Cross in collaborazione con Rai Kids e Rai Com sulla base dell’omonimo romanzo di Nicola Brunialti. La regia è di Dario Piana, la voce narrante è quella di Edoardo Prati, mentre le musiche sono di Paolo Jannacci e le illustrazioni di Michele Tranquillini.
«Questa pagina di storia ci richiama al valore della difesa della libertà e della dignità umana, anche nelle condizioni più avverse e sfavorevoli, invitandoci a riflettere su quanto sia importante la memoria», ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri, che ha organizzato la proiezione insieme al Benè Berith e in collaborazione con la Fondazione Museo della Shoah di Roma.
La serata è stata dedicata agli eroi che presero parte all’insurrezione del Ghetto nella primavera del 1943. Ricordare quell’atto, ha affermato Mario Venezia, il presidente della Fondazione Museo della Shoah, «significa onorare il coraggio di chi, in un contesto di oppressione assoluta, ha scelto di lottare per la propria dignità e per la libertà». Sul tema si è espresso anche il presidente del Benè Berith romano, Sandro Di Castro: «È fondamentale avere queste opere che servono per rinfrescare la memoria, perché stiamo vivendo un momento critico e molto simile a quello che è andato dal 1938 fino alla fine della guerra». La rivolta «fu un gesto estremo, nato per salvare la dignità, una resistenza senza speranza, che proprio per questo assume un valore assoluto», ha spiegato la neo vicepresidente e assessore alla Memoria della Comunità ebraica romana Carola Funaro. Sono tra gli altri intervenuti Jonathan Peled e Ryszard Schnepf, ambasciatori d’Israele e Polonia, il direttore di Rai Kids Roberto Genovesi, il sottosegretario agli Affari Esteri Giorgio Silli. Per quest’ultimo, «conoscere la storia aiuta la politica a prendere decisioni». (edited)