ROMA – Al Museo ebraico un’esperienza immersiva sui secoli del ghetto

Porta il nome “Bene Romi – Figli di Roma” la nuova esperienza immersiva del Museo ebraico della capitale. Grazie a visori e tecnologie 3D di ultima generazione, i visitatori del museo potranno da oggi riscoprire la Roma del ghetto (1555-1870) con le sue architetture, sfumature e complessità. Un tuffo nella storia e nella consapevolezza. Perché quello che è oggi un luogo di vita e incontro «fu per tre secoli una prigione a cielo aperto», ha affermato il presidente degli ebrei romani Victor Fadlun durante una conferenza stampa di lancio del progetto. Il percorso si sviluppa in cinque tappe, permettendo una passeggiata nei vicoli del ghetto con esperienze multisensoriali e la possibilità di “vedere” edifici oggi scomparsi. Come il palazzo delle “cinque scole”, le cinque sinagoghe in cui si svolgeva il rito degli ebrei romani e di cui resta oggi traccia nella toponomastica.
Il progetto è stato ideato e realizzato dalla Fondazione per il Museo ebraico di Roma con il supporto tecnologico dell’azienda Sagitek, curatrice dell’esperienza immersiva. Hanno inoltre contribuito il dipartimento delle Attività Culturali della Comunità ebraica, il Centro Romano di Studi sull’Ebraismo dell’Università di Roma Tor Vergata e la Comunità ebraica di Torino. «Presentiamo oggi uno strumento fondamentale per il nostro museo», ha dichiarato Lia Toaff, coordinatrice e responsabile dei progetti didattici dello stesso. «I visori immersivi daranno la possibilità al visitatore di diventare sempre più protagonista», ha poi aggiunto. Ne è convinto pure Claudio Procaccia, direttore del dipartimento culturale della Comunità: «Aiuteranno a rendere le visite al museo ancora più gradevoli e qualificate». Secondo Procaccia, «l’interesse verso la cultura ebraica è in aumento esponenziale e il 7 ottobre non ha fermato questo processo; riscontriamo questo interesse a vari livelli: didattico, di ricerca, turistico».
a.s.