7 OTTOBRE – Il coraggio dei gazawi che mostrano le foto dei bambini israeliani uccisi: «Viviamo insieme, moriamo insieme»

«Forza d’animo nel sopportare con serenità e rassegnazione dolori fisici o morali, nell’affrontare con decisione un pericolo, nel dire o fare cosa che importi rischio o sacrificio». È la definizione di “coraggio” fornita dall’enciclopedia Treccani. Servirà ora forse un capitolo ad hoc per descrivere il gesto di alcuni cittadini gazawi che, per le strade di Gaza in macerie e ancora controllata in buona parte da Hamas, hanno esibito le foto di alcuni bambini israeliani massacrati dai terroristi il 7 ottobre o durante la prigionia nei tunnel. È il caso del piccolo Kfir Bibas, dieci mesi quando fu rapito nel “sabato nero” di Israele e poi assassinato a sangue freddo da Hamas insieme al fratello Ariel e alla madre Shiri.
È stata l’organizzazione Standing Together, che opera per il dialogo e la coesistenza tra israeliani e palestinesi, a condividere le immagini della dimostrazione, parte della campagna “Viviamo insieme, moriamo insieme” che chiede la fine della guerra, il rilascio di tutti gli ostaggi e la fine delle sofferenze per i civili di entrambi i popoli. «Condividiamo il nostro dolore con ogni famiglia ebrea, cristiana o musulmana che ha perso un figlio in questa guerra», ha dichiarato l’organizzatore della protesta, Ramaz, secondo quanto riferito da Standing Together. «Il nostro dolore non ci rende ciechi di fronte alle sofferenze degli altri», ha poi aggiunto l’uomo. L’organizzazione sottolinea che durante la guerra Ramaz ha perso tre figli.
L’iniziativa dei gazawi di “Viviamo insieme, moriamo insieme” è una sorta di “risposta” alle manifestazioni israeliane delle scorse settimane durante le quali sono state mostrate le foto di alcuni bambini palestinesi uccisi nel conflitto. «Sebbene viviamo sotto assedio, non voltiamo le spalle alla pace e non rinunciamo alla nostra responsabilità di parlare in suo nome», ha aggiunto Ramaz, che al pari degli altri dimostranti rischia ora di diventare un facile bersaglio di Hamas. «Non vogliamo che nessuno sia la prossima vittima, per il futuro vogliamo speranza».

a.s.