PAGINE EBRAICHE – È in arrivo il numero di luglio

La “guerra dei 12 giorni” è appena finita, ma per gli iraniani non c’è ancora pace. E mentre il regime di Teheran sottopone i suoi cittadini a un’ulteriore stretta liberticida, colpendo con durezza anche la comunità ebraica locale in un parossismo di sospetti, violenze e ricorso alla forca, si moltiplicano le voci di speranza per questo grande paese martoriato da 46 anni di teocrazia: la speranza di un cambiamento.
È il tema di apertura del numero di luglio di Pagine Ebraiche in distribuzione in questi giorni, con in prima pagina il messaggio “L’Iran alle donne” e la foto di una ragazza che si taglia una ciocca dei propri capelli. Una immagine ricorrente nelle coraggiose manifestazioni di protesta che attraversano l’Iran dopo l’uccisione di Mahsa Amini nel 2022 dopo un fermo da parte della polizia religiosa.
L’Iran alle donne. Ha il medesimo auspicio Hana Namdari, giornalista freelance fuggita da Teheran nel 2010, che a Pagine Ebraiche spiega di aver lasciato il proprio paese «perché voglio vivere, non sopravvivere» e ricorda il millenario legame tra il popolo ebraico e quello iraniano sin dai tempi in cui Ciro il Grande affrancò gli ebrei dall’esilio babilonese. “Iraniana” è anche la testimonianza di Afshin Kaboli, ebreo nato a Teheran nel 1971 ma milanese dal 1979, anno in cui lasciò l’Iran con la famiglia alla volta dell’Italia.
Altre riflessioni sono dedicate al conflitto e ai suoi esiti. Da Gerusalemme ne scrive il demografo Sergio Della Pergola, rilevando l’esistenza di «una complessa e inscindibile accoppiata fra l’indubbio e clamoroso successo del 13 giugno e la tragica débacle del 7 ottobre: è la stessa persona che ha guidato il paese in entrambi i momenti, ed è quindi diretto portatore sia della gloria dell’uno, sia della responsabilità dell’altro». Nello spazio di apertura dedicato alle opinioni, il giornalista Alberto Giannoni affronta invece le ripercussioni della guerra nell’odio anti israeliano a senso unico di alcune piazze. Il giornale di luglio prosegue aprendo anche altre finestre. Si raccontano ad esempio la storia del regista bolognese Fred Kudjo Kuwornu, con radici sia ebraiche sia africane, recente ospite della Ben Gurion University. E in tema di libertà femminile, auspicata oggi per l’Iran, l’emancipazione di cui furono protagoniste le donne ebree livornesi del Seicento. A Torino invece una suggestiva mostra rende omaggio al fotografo e fotoreporter Alfred Eisenstaedt. Non mancano inoltre i consueti suggerimenti culinari, editoriali e cinematografici. Nella pagina di Sport parla Sylvan Adams, il patron della Israel Premier Tech, reduce dal miglior Giro d’Italia della sua storia. Nell’area Lunario l’intervento mensile è sui digiuni del 17 Tammuz e del 9 di Av, mentre in Italia ebraica l’appena confermato presidente della Comunità romana Victor Fadlun delinea sfide e obiettivi del suo secondo mandato.