ISRAELE – Netanyahu a Washington da Trump: tregua a Gaza, ostaggi e Iran al centro

Nessuna conferenza stampa, nessuna foto ufficiale, solo una cena privata, senza giornalisti: è il programma della visita del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca, dove, alle 18:30 locali (00:30 italiane), sarà ricevuto dal presidente Usa Donald Trump. Sul tavolo del vertice ci sarà il negoziato per un cessate il fuoco a Gaza e il dossier iraniano.
A Doha è in intanto in corso un nuovo ciclo di colloqui indiretti tra Israele e Hamas, mediati da Qatar, Egitto e Stati Uniti. Il primo round si è chiuso senza risultati concreti, ma le parti coinvolte esprimono un cauto ottimismo per una possibile intesa, riporta ynet. Anche se le distanze tra Gerusalemme e Hamas restano grandi: il gruppo terroristico insiste per un cessate il fuoco completo e duraturo, l’apertura del valico di Rafah e la gestione autonoma degli aiuti umanitari ma Israele non intende cedere.
Secondo fonti diplomatiche citate dai media internazionali, la proposta in discussione a Doha prevede una tregua di 60 giorni, durante la quale Hamas rilascerebbe 10 ostaggi vivi e 18 corpi in cambio del ritiro dei soldati israeliani in una zona cuscinetto ai margini della Striscia e l’ingresso massiccio di aiuti umanitari, gestiti da agenzie Onu e dalla Mezzaluna rossa palestinese.
Mentre i colloqui avanzano, cresce l’ansia delle famiglie degli ostaggi, divise tra la speranza di una svolta e la paura che si concretizzi un accordo parziale. «So solo che devo salvare mio figlio Segev. Ma non si può salvare uno lasciando indietro gli altri», ha sottolineato all’emittente Kan, Kobi Kalfon, padre di Segev, rapito il 7 ottobre 2023. I parenti dei rapiti temono che un accordo parziale si traduca nell’abbandono a Gaza degli esclusi. «Serve una decisione politica chiara, coraggiosa e inclusiva, altrimenti rischiamo di perdere tutto: i vivi e i morti. I vertici politici lo sanno, ma non agiscono. Spero che Trump porti un barlume di speranza», ha affermato Kalfon.
Oltre a discutere di Gaza, il Jerusalem Post riporta un altro obiettivo dell’incontro di Netanyahu con Trump: il primo vorrebbe dal secondo una “luce verde preventiva” per eventuali futuri attacchi contro l’Iran, nel caso Teheran tentasse di ricostruire il proprio programma nucleare. L’intesa, simile a quella già in vigore per il Libano, prevederebbe l’approvazione anticipata da parte degli Stati Uniti per colpire siti sospetti legati all’arricchimento dell’uranio o al trasferimento di materiali nucleari.
Nel suo discorso prima della partenza per Washington, Netanyahu ha ribadito la sua posizione: «Gaza non sarà più una minaccia. Hamas non ci sarà più. E l’Iran non avrà l’arma nucleare».
Parole che risuonano in un momento in cui Hamas appare più indebolita che mai. Secondo un alto ufficiale del movimento terroristico citato dalla Bbc, il gruppo ha perso l’80% del controllo sulla Striscia, e il 95% della leadership militare e politica sarebbe stata eliminata. «Non c’è più comando, né comunicazione, né sicurezza. È un collasso totale», ha ammesso la fonte.

(Nell’immagine, Netanyahu alla vigilia del viaggio a Washington – Foto Ufficio stampa del primo ministro israeliano)