UCEI/2– Pina Picierno: «Nuovo patto sociale contro l’antisemitismo»

«Per affrontare questa nuova ondata di antisemitismo serve un nuovo patto sociale». È la proposta della vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, intervenuta a Roma al Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Al centro della sua riflessione, la necessità di superare l’approccio emergenziale e frammentato, e di costruire una risposta ampia e strutturale al ritorno dell’antisemitismo in Europa.
«Non basta più lavorare solo sulla memoria» ha sottolineato Picierno, esponente del Pd. È necessario che istituzioni, partiti, sindacati, società civile e mondo della cultura condividano una responsabilità comune. «Serve una strategia complessiva, che metta al centro le persone vittime di antisemitismo e che agisca sul piano legale e culturale, con strumenti concreti».
Il ragionamento, parte di un confronto con i consiglieri Ucei, si è allargato al contesto politico e culturale attuale: un clima in cui «l’antisemitismo viene sdoganato e persino ostentato», in cui si legittimano narrazioni che distinguono «ebrei buoni» ed «ebrei cattivi», e in cui «chi non agita certe parole d’ordine su Gaza, come genocidio, viene marginalizzato, soprattutto a sinistra».
Parlando del conflitto in Medio Oriente, la vicepresidente dell’Europarlamento ha parlato di «responsabilità inequivocabili del governo israeliano per l’immane tragedia a Gaza. Le sue scelte hanno aumentato la distanza di Israele dal mondo, dando una spinta alla retorica antisionista e anti-occidentale». Ma ha aggiunto che questo non può giustificare il tentativo di colpevolizzazione collettiva. «Le decisioni di un esecutivo non possono ricadere su un’intera comunità, su un’idea di stato, su una religione su cui poggiano le radici della nostra civiltà».
Un passaggio è stato dedicato al tema del doppio standard nei confronti degli ebrei: «Nessuno ha mai chiesto conto ai cattolici italiani di aver sottoscritto le leggi razziali, di essere stati fascisti o di aver partecipato alle guerre coloniali. Non ci è stato chiesto di giustificare queste infamie in quanto italiani. E invece oggi si accusa un intero popolo – proprio quello che ha subito il genocidio – di compierlo». Questo approccio, ha denunciato Picierno, consente ai crimini commessi da Hamas «dentro e fuori la Striscia» di evaporare dal dibattito pubblico.
Sull’Europa, ha ribadito come l’Ue debba scegliere se restare uno spazio politico vivo oppure ridursi a un contratto tecnico tra stati. «La bandiera europea è spesso presente ovunque si lotti per la libertà. È un simbolo che parla di diritti, democrazia, giustizia. Per questo continuerò a lavorare per un’Europa pienamente politica, non solo economica». E se davvero l’Europa vuole restare uno spazio di valori, deve tenere insieme la difesa dello stato di diritto, la democrazia e il contrasto all’antisemitismo, «con la stessa coerenza da Kiev a Gaza».
Sul piano internazionale, Picierno ha evidenziato la saldatura tra regimi autoritari che, secondo la vicepresidente, minano la democrazia in modo coordinato: «Il mondo si è disordinato. Si è formato un asse tra Mosca, Teheran e Pechino che lavora sul piano militare, ideologico e comunicativo. L’antisemitismo si inserisce perfettamente in questa dinamica».
Nel passaggio più personale, ha ricordato l’aggressione ad Aldo Winkler, presente in sala, per aver espresso una posizione diversa su Gaza all’interno di un circolo del Pd: «La vostra indignazione è la mia. Ma non basta indignarsi. Bisogna trasformare l’indignazione in azione. Ogni generazione ha le sue battaglie. Questa è la nostra». Guardando poi al proprio partito ha precisato: «Non credo che ci sia un problema di antisemitismo dentro al Pd, altrimenti sarei già uscita dal partito, e allo stesso tempo so bene che la mia sensibilità e la mia posizione sono minoritarie nel partito».
La presidente dell’Ucei Noemi Di Segni ha espresso un ringraziamento a Picierno per il suo intervento, definendolo un contributo «forte, appassionato e coraggioso». Parole, ha aggiunto, tutt’altro che scontate in un momento in cui prevalgono ambiguità, silenzi e reticenze anche da parte delle istituzioni. Di Segni ha sottolineato come il discorso abbia saputo toccare i nodi reali del problema, quelli che riguardano non solo le comunità ebraiche ma l’intera tenuta democratica del paese e dell’Europa. «Le sue parole ci danno forza perché vanno al centro della questione: il clima d’odio che pervade la società europea non è episodico, ma sistemico. E richiede risposte chiare, responsabili e condivise».
In chiusura, la vicepresidente del Parlamento europeo ha invitato a non rinunciare all’impegno civile: «So che oggi è facile lasciarsi prendere dalla stanchezza e smettere di esporsi. Ma non possiamo permetterci di normalizzare questo clima. È dalle risposte che daremo ora che si costruirà l’Italia e l’Europa di domani. E solo agendo insieme potremo proteggere le nostre democrazie da un attacco che è ormai chiaro, organizzato e multipolare».
d.r.