7 OTTOBRE – Il Dinah Project fa luce sugli stupri commessi da Hamas
Noemi di Segni (Ucei): Il mondo apra gli occhi e legga il rapporto

«Questo rapporto ci offre testimonianze difficilissime da leggere ed ascoltare per lo strazio e la trasgressione di ogni possibile norma di legge, morale o religiosa sui corpi di vittime torturate in quanto donne, in quanto israeliane, in quanto ebree». Lo ha dichiarato la presidente dell’Ucei Noemi Di Segni a seguito della circolazione del rapporto “Dinah Project” relativo alle violenze sessuali di gruppo commessi dai terroristi di Hamas durante il pogrom del 7 ottobre 2023. Il rapporto include le testimonianze di 15 ostaggi tornati in Israele dopo il rapimento, di una sopravvissuta a un tentato stupro al festival musicale Nova e interviste con testimoni, soccorritori e terapisti che curano sopravvissuti traumatizzati. «Spero che il mondo occidentale, e specialmente le organizzazioni internazionali e le associazioni e dedicate a difendere per missione istituzionale i diritti delle donne, leggano ogni riga e si rendano conto che questo poteva accadere a ciascuna di loro e potrà accadere nei nostri paesi», riprende Di Segni suonando l’allarme contro l’antisemitismo e la radicalizzazione islamica. Il rapporto è stato redatto sotto la guida della professoressa Ruth Halperin-Kaddari, direttrice del Centro Rackman per l’Avanzamento della Condizione della Donna presso l’Università Bar-Ilan, in collaborazione con Sharon Zagagi-Pinhas (ex procuratrice militare capo) e la giudice emerita Nava Ben-Or. Zagagi-Pinhas ha affermato: «Quello che abbiamo scoperto mostra chiaramente che si sono verificati stupri e stupri di gruppo in numerosi luoghi. Il fatto che ciò sia accaduto ripetutamente secondo schemi specifici indica una pianificazione premeditata, non un’eccezione».
Il rapporto invita il segretario generale delle Nazioni Unite a inviare una missione investigativa in Israele e a includere Hamas nella lista nera dell’Onu come organizzazione che utilizza la violenza sessuale come arma di guerra. «Tutti», aggiunge la presidente Ucei, «dovrebbero leggere il rapporto e chiedersi: e se fosse accaduto a mia figlia, mia mamma, mia sorella, a mia moglie? E cosa fareste se poi nessuno credesse a quanto accaduto?». Noemi Di Segni conclude con un invito anche a chiedersi «perché solo il governo britannico abbia finanziato questo rapporto».
Anche Sara Levi Sacerdotti, assessora alla cultura della Comunità ebraica di Torino, è tornata a denunciare l’assenza di una presa di posizione da parte delle associazioni femministe italiane e internazionali riguardo alle violenze sessuali commesse da Hamas il 7 ottobre 2023. Levi Sacerdotti ricorda che già dal novembre 2023 molte donne ebree hanno scelto di non partecipare più alle manifestazioni contro la violenza di genere, in segno di protesta verso un femminismo selettivo e un mondo «che ha mostrato uno dei primi segnali di un rigurgito antisemita, camuffato da silenzio. Oggi è tutto documentato. È il momento delle scelte chiare: vedremo se le associazioni femministe e le Nazioni Unite vorranno finalmente esprimere solidarietà. Oppure se continueremo a usare l’hashtag #MeTooUnlessYouAreJew».
(Nell’immagine: Amit Soussana, una delle donne israeliane vittime di violenza sessuale a Gaza)