MEDIO ORIENTE – Netanyahu candida Trump al Nobel per la Pace
A Gaza uccisi cinque soldati israeliani

Meir Shimon Amar aveva 20 anni e veniva da Gerusalemme. Come lui, anche Moshe Nissim Frech e Noam Aharon Musgadian, coetanei e commilitoni nel battaglione Netzah Yehuda, erano cresciuti nella capitale israeliana. Moshe Shmuel Noll, 21 anni, veniva invece da Beit Shemesh, mentre Benyamin Asulin, 28 anni, risiedeva ad Haifa e prestava servizio nella Brigata Nord della Divisione di Gaza. I cinque sono caduti lunedì notte, a Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza, uccisi dall’esplosione di un ordigno, mentre si muovevano a piedi lungo una delle arterie principali della zona. I soccorsi sono intervenuti immediatamente, ma durante le operazioni di evacuazione le truppe israeliane sono cadute in un’imboscata, sotto il fuoco di terroristi palestinesi nascosti nei dintorni. Altri 14 soldati sono rimasti feriti, due dei quali in modo grave.
Le forze israeliane erano tornate a Beit Hanoun per una nuova offensiva contro postazioni fortificate di Hamas, in un’area già teatro di scontri intensi nei mesi scorsi. Gli ordigni esplosivi continuano a rappresentare una delle principali minacce per i soldati sul terreno, spesso nascosti lungo le strade o all’interno di edifici abbandonati.
«Chiniamo il capo e piangiamo con dolore i nostri eroi caduti», ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu da Washington, dove ha incontrato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Ricevuto alla Casa Bianca, Netanyahu ha consegnato a Trump una lettera ufficiale con cui lo ha candidato al premio Nobel per la Pace. Poco dopo, ha elogiato la visione del presidente sul futuro della Striscia di Gaza: «Trump ha avuto un’intuizione brillante: si chiama libera scelta. Se i palestinesi vogliono restare, possono farlo. Ma se desiderano andarsene, devono avere la possibilità di farlo. Gaza non può essere una prigione: deve diventare un luogo aperto, dove alle persone sia concessa una reale possibilità di scegliere». A riguardo, Netanyahu ha ribadito il suo sostegno all’idea di un trasferimento volontario dei civili palestinesi, proposta in passato dalla stessa amministrazione americana: «Stiamo lavorando a stretto contatto con gli Stati Uniti per individuare paesi disposti ad accogliere chi desidera ricominciare altrove. Siamo vicini a un’intesa con diverse nazioni».
Nel vertice con Netanyahu, Trump ha riaffermato la priorità di arrivare a un cessate il fuoco duraturo e alla liberazione degli ostaggi israeliani ancora in mano a Hamas. «Credo che siamo vicini a un accordo su Gaza, potremmo chiuderlo entro questa settimana», ha dichiarato, aggiungendo che Hamas «vuole il cessate il fuoco» e che «tutti i paesi coinvolti stanno collaborando in modo positivo».
Al centro dei colloqui ci sono i negoziati mediati dal Qatar, dove è atteso nei prossimi giorni l’inviato speciale della Casa Bianca, Steve Witkoff. Il suo compito sarà quello di consolidare un’intesa con le delegazioni israeliana, qatariota ed egiziana. L’obiettivo è un accordo che preveda una tregua di 60 giorni, il rilascio scaglionato degli ostaggi e l’implementazione di un nuovo sistema per la distribuzione degli aiuti umanitari nella Striscia.