NAPOLI – Rav Bahbout restituisce cittadinanza: Tradito spirito Quattro Giornate

«Non intendo essere più cittadino di una città che rappresenta, da parte di chi la amministra, l’esatto contrario di quella che mi conferì la cittadinanza e che risulta oggi perseguire l’opposto di quei valori di Libertà, Giustizia e Verità che ne fecero un faro tra le genti».
È il punto saliente di una lettera inviata dal rabbino Scialom Bahbout a Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, nel quale viene annunciata la volontà di rinunciare alla cittadinanza che gli fu conferita nel 2014 quando svolgeva l’incarico di rabbino capo del capoluogo campano.
La lettera del rav segue di alcuni giorni la decisione del Consiglio comunale di promuovere un boicottaggio di Israele in vari ambiti, anche sul piano culturale. Secondo Bahbout, «sposando facili quanto falsi slogan», con quella iniziativa sono state calpestate «le gloriose, spontanee ed eroiche gesta della città» nelle Quattro Giornate che l’affrancarono dal nazifascismo nel settembre del 1943. Ottantadue anni dopo, «l’amministrazione napoletana ha inteso appoggiare assassini criminali e terroristi che hanno gli stessi scopi e metodi di quelli che furono cacciati dalla popolazione».
Parlando con Pagine Ebraiche, il rav racconta di non aver ricevuto ancora una risposta dal sindaco né da altri esponenti dell’amministrazione. Numerose sono state invece «le attestazioni di solidarietà» a lui rivolte da altre persone e ambienti. Nato a Tripoli nel 1944, Bahbout sbarcò al porto di Napoli all’età di 9 anni con un nuovo capitolo di vita da scrivere. Da profugo di Libia, ricevette una accoglienza calorosa alla quale allude anche nella lettera a Manfredi. La rinuncia alla cittadinanza non è quindi un atto compiuto a cuor leggero, perché Napoli è un pezzo della propria storia personale. Ma non poteva esserci altro esito, fa capire, «perché a Napoli, come in altre città, non c’è nessuna volontà di conoscere e andare a fondo delle questioni: questa mancanza di volontà è il disastro della società contemporanea, che preferisce informarsi sui social network». Gli ebrei «sono la cartina di tornasole della società», aggiunge il rav. «Quello che è successo agli ebrei, succederà anche agli altri».
Di queste ore è anche una nuova presa di posizione della Comunità ebraica napoletana, che già aveva stigmatizzato l’azione del Consiglio comunale con nette parole di condanna. La Comunità dedica ora un comunicato stampa a Mario Zazzaro, un rappresentante locale della Cgil. Al Pride dello scorso fine settimana, sostiene la Comunità, Zazzaro non solo ha «deriso l’associazione Maghen David Keshet Italia per il suo nome», ma ha anche «messo in discussione il suo diritto ad intervenire, condizionandone la parola alla presa di distanza dal governo di Israele». Quanto avvenuto, si legge, «non può non suscitare profonda inquietudine in noi ebrei italiani e in chiunque creda profondamente nella democrazia e nella libertà» perché «un ebreo cittadino di questo paese ha il diritto di sapere che, indipendentemente dalle sue idee politiche, gli vengano garantiti i servizi, la giustizia, la tutela dei suoi diritti e della libertà di esprimere le sue opinioni». Ed è dovere anche della Cgil, viene puntualizzato, «far sì che ciò avvenga».

Adam Smulevich