MEDIO ORIENTE – Israele avverte la Siria: «Nessuna minaccia ai drusi»

Prima sono arrivati gli avvertimenti da Gerusalemme a Damasco. Poi, il nord di Israele si è paralizzato: la comunità drusa ha bloccato strade e incroci, manifestando solidarietà con i loro parenti e correligionari in Siria. Infine, sono partiti gli attacchi: per il terzo giorno consecutivo, l’esercito israeliano ha colpito obiettivi militari siriani nel sud del paese, mentre a Sweida, città a maggioranza drusa, entrava in vigore una fragile tregua dopo giorni di scontri settari con clan beduini.
Le proteste in Israele, iniziate in contemporanea al dispiegamento dell’esercito siriano nella provincia meridionale, hanno lanciato un messaggio chiaro. Per i drusi israeliani, circa 150mila persone con legami famigliari e storici con le comunità druse siriane, l’intervento di Damasco rappresenta una minaccia. A dar voce alla preoccupazione è stata anche l’Associazione dei riservisti drusi d’Israele, che ha inviato una lettera al primo ministro Benjamin Netanyahu sollecitando aiuti militari e umanitari, e denunciando «una serie ininterrotta di massacri, rapimenti e violenze contro civili, inclusi donne e bambini».
Appello a cui è seguito il nuovo round di attacchi delle Forze di Difesa israeliane contro veicoli corazzati, lanciarazzi e mezzi militari diretti verso Sweida. Secondo Netanyahu e il ministro della Difesa Israel Katz, si tratta di misure preventive volte a impedire la rimilitarizzazione del sud della Siria e a proteggere la comunità drusa, definita «una popolazione sorella».
Nel frattempo, il ministro della Difesa siriano Murhaf Abu Qasra ha annunciato un cessate il fuoco dopo un accordo con i capi locali. Il piano prevede il ritiro delle truppe regolari verso Damasco e il passaggio della sicurezza a forze interne. È il primo tentativo di stabilizzazione nella regione da quando Ahmad al-Sharaa ha preso il potere, rovesciando il precedente presidente Bashar al-Assad, sottolinea Ynet.
Sullo sfondo, Israele continua a muoversi su un doppio binario: da un lato cerca un’intesa diplomatica con il nuovo governo siriano per evitare un’escalation; dall’altro, consolida il proprio ruolo militare lungo il confine, cercando di creare una zona cuscinetto sotto la sua influenza.