MEDIO ORIENTE – In Siria, Israele soccorre i drusi

Un video diffuso sui social mostra una bandiera israeliana issata sul tetto di un edificio nel cuore di Sweida, città siriana a maggioranza drusa. Un segno di come la comunità drusa – o una parte di essa – guardi con favore all’intervento israeliano contro le forze del regime siriano, accusate di violenze e massacri nella provincia meridionale. È un’immagine che arriva mentre la crisi a Sweida si aggrava e il coinvolgimento di Israele diventa sempre più diretto.
Nelle ultime 72 ore, le Idf hanno condotto attacchi su larga scala nel sud della Siria e nell’area di Damasco, colpendo oltre 160 obiettivi, tra cui mezzi blindati, depositi di munizioni e, secondo fonti israeliane, anche il quartier generale dello stato maggiore siriano nei pressi del palazzo presidenziale. Gli attacchi sono stati motivati come una risposta alla repressione armata compiuta da Damasco contro la popolazione drusa e come parte della politica israeliana di prevenzione della rimilitarizzazione al confine.
Nel frattempo, circa 1.000 drusi israeliani hanno attraversato la recinzione di sicurezza sulle alture del Golan per raggiungere la Siria, ignorando gli appelli del governo a non varcare il confine. Un’azione compiuta “in solidarietà con i fratelli siriani”, affermano i leader della comunità ai media israeliani. Le Idf hanno definito l’episodio un «grave incidente» e hanno avviato operazioni per riportare i civili in territorio israeliano. Al contrario, gruppi di drusi siriani hanno tentato di superare il confine con lo stato ebraico, ma sono stati respinti.
Secondo i media internazionali, il bilancio delle vittime nella provincia di Sweida ha superato i 250 morti, con centinaia di feriti. Le testimonianze indicano che l’esercito siriano avrebbe agito insieme a milizie beduine in operazioni mirate contro civili e combattenti drusi, nonostante l’annuncio di un cessate il fuoco da parte del governo di Damasco.
Il governo israeliano ha ribadito di voler proteggere i drusi, definiti «popolazione sorella». Tuttavia, la minoranza appare divisa: se alcuni vedono in Israele un potenziale protettore, autorità religiose e civili druse hanno ribadito la loro opposizione a qualsiasi ingerenza esterna, riaffermando la propria fedeltà alla Siria.
In Israele, invece, i drusi hanno proclamato uno sciopero generale, chiedendo maggiore sostegno contro quello che definiscono «un massacro simile al 7 ottobre». Sul fronte diplomatico, gli Stati Uniti hanno espresso «profonda preoccupazione», mentre Emirati Arabi Uniti e altri paesi della regione hanno condannato gli attacchi israeliani, accusando Gerusalemme di aggravare l’instabilità.