GERUSALEMME – Festival del cinema, c’è anche un po’ di Italia

«L’arte del cinema ci ricorda che condividiamo le stesse esperienze umane: la gioia dell’amore, il dolore della perdita, la comicità dell’assurdo, le sfide poste dal conflitto e il desiderio di tolleranza e pace». Sono queste parole a dare il benvenuto alla 42esima edizione del Jerusalem Film Festival, la prestigiosa rassegna cinematografica in svolgimento nella capitale israeliana con centinaia di film e documentari proposti al pubblico della Cinémathèque. Tra le altre anche una pellicola italiana, Diciannove, opera prima del regista Giovanni Tortorici che racconta la storia un giovane alla ricerca di un suo posto nel mondo tra studi universitari, fragilità e speranze.
Il festival, appuntamento molto atteso in città, si è aperto giovedì sera con la proiezione di Sentimental Value, film del regista norvegese Joachim Trier che esplora la forza di riconciliazione dell’arte. Una scelta degli organizzatori «perché il cinema non può forse fissare il passato, ma può aiutarci a praticare il perdono, e abbiamo bisogno di perdonare e di essere perdonati». Un omaggio è stato dedicato nelle stesse ore a un gigante del cinema italiano, Michelangelo Antonioni, con la proiezione del film Professione: reporter (The Passenger).
Il festival ha attribuito un riconoscimento all’attrice israeliana Gal Gadot. «Grazie mille per essere venuti a celebrare il cinema israeliano, questa è sempre casa mia», ha dichiarato la popolare attrice, famosa per il ruolo di Wonder Woman. «La realtà esterna è molto complicata e nessun posto mi emoziona più di questo». Gadot ha aggiunto di «non vedere l’ora di fare un film in ebraico», esperienza che ancora le manca, e concluso il suo intervento con una speranza: «La cosa più importante che tutti noi desideriamo è poter respirare di nuovo serenamente, e potremo farlo quando gli ostaggi torneranno a casa; prego che questa guerra finisca presto e che ci siano pace e sicurezza per tutti».
Adam Smulevich, Gerusalemme