GERUSALEMME – Sul grande schermo le ferite, i traumi e la cura dell’arte

Sette “corti”, per un totale di 81 minuti. Condensano il meglio della creatività del cinema sperimentale israeliano, protagonista nella giornata di lunedì al Jerusalem Film Festival in svolgimento alla Cinémathèque.
In Orientations di Daniel Kiczales la ripetizione cantilenante e inquietante dei nomi di alcune città israeliane accompagna il viaggio di alcune donne dentro a un pullman traballante, con l’obiettivo di esplorare le «connessioni tra terra e corpo, paesaggio e voce». Il 7 ottobre e la guerra non sono mai evocate, ma la loro presenza aleggia comunque su questo viaggio dalla destinazione ignota. Ed è lo stesso pensiero che suscita la visione del volto in primo piano di un bambino «che guarda dentro di sé», l’unico, silenzioso soggetto di Child di Yaron Attar.
Più esplicite le altre opere selezionate. High Alert di Hadar Saifan punta ossessivamente l’obiettivo sui mezzi di addestramento dell’aeronautica militare sui cieli della Galilea, zona di confine e fino a poco tempo fa anche di guerra con Hezbollah. Mentre in A Word Required, Lyri Milo mostra il suo bisogno di allontanarsi da Israele allo scoppio della guerra e di “rigenerarsi” altrove, nel suo caso in un incantevole e un po’ hippy contesto nordeuropeo. Escape Will Get You Tonight di Noa Simhayof Shahaf ci porta nel mondo di un imitatore di Elvis che vive in casa con i genitori. La guerra irrompe anche qui, tra notizie di bombardamenti e fumose maledizioni. Carousel di Guy Hamiel segue invece alcuni amici sorpresi dal 7 ottobre mentre sono in vacanza in una località sul Mar Morto. «Quelli sono dei soldati?», chiede terrorizzato uno di loro, l’unico non israeliano, osservando dalla finestra dell’hotel l’arrivo di alcuni uomini armati. Il più applaudito dalla platea è stato forse Spirits of the war di Moti Brecher. Un burattinaio, interpretato dallo stesso Brecher, è invitato in un kibbutz per creare uno spettacolo teatrale dopo il 7 ottobre. Brecher si immerge in una seduta terapeutica e poi spiritica, passando dal Far West a Quentin Tarantino. Ma alleviare il peso di quel fardello non è possibile.
Adam Smulevich, Gerusalemme