ISRAELE – Ambasciatore Sideman: appello papa condivisibile, ma è Hamas a non volere accordo

«Accolgo con favore l’appello del papa per la fine immediata della guerra. Ciò può avvenire oggi stesso, a patto che siano soddisfatte due condizioni fondamentali: la restituzione degli ostaggi e la rinuncia da parte di Hamas del potere militare e di governo a Gaza». A dirlo al media cattolico Crux è Yaron Sideman, l’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede. Purtroppo ciò non è al momento possibile, afferma il diplomatico, perché Hamas «ha rifiutato di accettare» entrambe le condizioni e «in assenza di un’adesione da parte di Hamas, Israele ha finora accettato tutte le proposte di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi presentate dai mediatori, inclusa la più recente del Qatar». Tutte, senza eccezioni, sottolinea Sideman, «sono state respinte da Hamas, che ha dato inizio alla guerra, ne è l’unica responsabile ed è l’unico ostacolo alla sua conclusione».
Sideman è intervenuto anche sul doloroso episodio della Chiesa della Sacra Famiglia di Gaza, che ha aperto nuove frizioni tra Vaticano e Gerusalemme. «Israele si è impegnato a pubblicare in modo trasparente i risultati dell’indagine, ma ha già concluso che munizioni vaganti hanno colpito accidentalmente la chiesa e si è assunto la piena responsabilità di questo incidente ai massimi livelli, anche in una telefonata del primo ministro al papa», spiega l’ambasciatore. «Le indagini, se condotte con serietà e professionalità come avviene in Israele, seguono il loro corso». Sideman aggiunge di «sapere per certo» che è questo il caso e «una volta che l’indagine sarà conclusa, come promesso, ne condivideremo i risultati e, cosa ancora più importante, li studieremo a fondo per evitare che incidenti simili si verifichino in futuro». Parlando dei civili di Gaza, l’ambasciatore si è detto «addolorato per la sofferenza di così tante persone che vivono in condizioni di privazione e costrizione costanti, e provo dolore quando persone innocenti vengono uccise o ferite». Ha poi auspicato una prossima visita del papa in Israele: ciò sarebbe a suo dire ancor più rilevante alla luce dei 60 anni della dichiarazione Nostra Aetate, «che ha radicalmente cambiato in meglio il dialogo tra cattolici ed ebrei».