MILANO – Comunità ebraica e Comune a confronto: «Servono risposte concrete all’antisemitismo»

Un primo incontro, non di circostanza, ma di ascolto e confronto diretto. Un momento per riflettere sul problema dell’antisemitismo con chiarezza, riconoscere un clima preoccupante, e iniziare a costruire risposte. Su queste basi si è tenuto l’incontro ieri pomeriggio tra una delegazione del Consiglio comunale di Milano, sollecitato da consiglieri di maggioranza e opposizione, e i rappresentanti della Comunità ebraica cittadina. Un passo importante, come ha sottolineato il presidente della Comunità, Walker Meghnagi: «Siamo fiduciosi che non sarà la conclusione, ma l’inizio di un dialogo fruttuoso per un sempre maggiore impegno in favore di una società aperta e contro ogni forma di razzismo e antisemitismo».
La presidente del Consiglio comunale, Elena Buscemi (Pd), ha ribadito l’urgenza di una risposta istituzionale coordinata: «Non possiamo ignorare quello che sta accadendo». Per questo, ha ricordato, è nata la Commissione contro il linguaggio d’odio, sostenuta da tutte le forze politiche, con l’obiettivo di intervenire in modo concreto sulle forme di intolleranza, incluso l’antisemitismo. In agenda ci sono un incontro con la Fondazione Cdec e un sopralluogo al Memoriale della Shoah. Riguardo all’impatto della guerra a Gaza, Buscemi ha aggiunto: «Il governo Netanyahu non aiuta con operazioni così pesanti su Gaza, ma non dobbiamo fare confusione tra i piani. L’antisemitismo non può tornare in maniera così dirompente. Serve un impegno condiviso e responsabile».
Un appello richiamato anche da Alessandro De Chirico (Forza Italia), promotore dell’incontro, che ha ricordato la nascita, all’interno del Consiglio comunale, dell’intergruppo «Amici del Popolo Ebraico e di Israele» e ha sottolineato la necessità di superare ambiguità e tentennamenti: «Milano è Medaglia d’Oro alla Resistenza. Serve una risposta forte, concreta. Questo incontro deve essere solo un primo passo».
Sulla dimensione quotidiana e locale della minaccia antisemita è intervenuto Daniele Nahum (Azione), parlando di un aumento preoccupante di episodi ostili verso cittadini ebrei a Milano, di cui alcuni non denunciati. «Si sta legittimando l’odio come conseguenza inevitabile del conflitto a Gaza. Ma non lo è. È una responsabilità che va chiamata per nome». Nahum ha citato il cartello affisso in una merceria milanese – «Israeliani e sionisti non sono i benvenuti» – come esempio di antisemitismo travestito da antisionismo, e ha ricordato i dati dell’Osservatorio antisemitismo del Cdec: in Italia il fenomeno è cresciuto del 400% nell’ultimo anno. A riguardo, Nahum ha lanciato un appello alla Commissione contro l’odio affinché intervenga con maggiore tempestività per condannare questi episodi.
«Se i dati sono così alti, forse qualcosa covava già da tempo. La narrazione distorta dei media sul conflitto alimenta ostilità anche nella vita quotidiana. La Comunità ebraica è parte del tessuto della città, ma oggi è sotto pressione», è stata la riflessione del vicepresidente Ucei, Milo Hasbani.
A richiamare il ruolo centrale dell’educazione è stato Roberto Jarach, presidente del Memoriale della Shoah, che ha sottolineato come la formazione delle coscienze, in particolare dei più giovani, sia una delle risposte più efficaci all’antisemitismo. Negli ultimi due anni il Memoriale ha accolto stabilmente oltre 55.000 studenti all’anno, a conferma di un’attenzione forte da parte del mondo scolastico. «Preoccupa però un dato: abbiamo avuto il calo significativo dei visitatori non organizzati dalle scuole, diminuiti di circa il 40%».
Durante l’incontro, più voci del mondo dell’associazionismo ebraico hanno segnalato la necessità di rafforzare gli interventi nelle scuole, sia per sostenere gli insegnanti in contesti sempre più difficili, sia per prevenire episodi di esclusione e ostilità tra i più giovani. «È faticoso ripetere da mesi le stesse cose. Ci sentiamo un po’ come un disco rotto», ha commentato in chiusura il rabbino capo di Milano, Alfonso Arbib. «Stiamo vivendo un momento peggiore di quello del 1982, culminato con l’attentato al Tempio maggiore di Roma. E in più siamo praticamente assenti dal dibattito pubblico: non si può parlare, non veniamo ascoltati. È la prima volta in Italia che ho questa sensazione». Portando alcuni esempi di distorsioni e dell’uso di radicati pregiudizi antisemiti, il rabbino capo ha avvertito del rischio di un ulteriore peggioramento della situazione. «Dobbiamo e dovete affrontarlo prima che sia troppo tardi. Non vorrei sentire scuse successive, serve affrontare ora il problema».
Buscemi ha ringraziato per la franchezza del confronto: «È emersa una preoccupazione reale, che non possiamo ignorare. Anche nelle differenze di opinione può nascere un dialogo utile, se basato sul rispetto e sulla volontà comune di agire». L’appuntamento, è la promessa dei consiglieri comunali, non resterà isolato, ma il primo di una serie di incontri periodici con l’obiettivo di tradurre le parole in azioni.
d.r.