BOLOGNA – De Paz e il messaggio congiunto con Zuppi: «Si torni alla via del dialogo»

«Tacciano le armi, le operazioni militari in Gaza e il lancio di missili verso Israele. Siano liberati gli ostaggi e restituiti i corpi. Si sfamino gli affamati e siano garantite cure ai feriti. Si permettano corridoi umanitari. Si cessi l’occupazione di terre destinate ad altri. Si torni alla via del dialogo, unica alternativa alla distruzione. Si condanni la violenza».
La dichiarazione congiunta del presidente della Comunità ebraica bolognese Daniele De Paz e dell’arcivescovo della città Matteo Zuppi, che è anche il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha incassato nelle scorse ore l’adesione della senatrice a vita Liliana Segre.
In fondo all’appello in cui si chiedono di raffrozare «in tutti i modi vie coraggiose di pace» avrebbero dovuto esserci tre firme e non le due comunicate. Almeno questa era l’intenzione di Zuppi e De Paz, spiega il secondo a Pagine Ebraiche. «Volevamo coinvolgere tutte le tre comunità religiose che dal 2021 partecipano al progetto per una casa dell’incontro e del dialogo tra religioni e culture», sottolinea. Però Yassine Lafram, il presidente della comunità islamica cittadina, che è anche il presidente dell’Ucoii, «ha deciso di non aderire, nonostante le molte sollecitazioni di Zuppi». A tenerlo distante, secondo de Paz, «l’assenza della parola “genocidio” associata a Gaza: una formulazione alla quale ci siamo opposti in modo netto e che neanche Zuppi condivide». Malgrado questa defezione, la scelta è stata quella di parlare lo stesso all’opinione pubblica, «perché c’era bisogno di dare un segnale» anche a causa delle «molte sollecitazioni che si sono consolidate sul territorio dopo la sospensione dei rapporti con Israele da parte della regione Emilia-Romagna, la scelta analoga del Comune, la mozione dell’università nella stessa direzione; sono eventi scatenanti che producono un fortissimo disagio nella società, in un momento segnato da toni sempre più accesi verso le comunità ebraiche».
Nella dichiarazione si attesta che «la giustizia per il popolo palestinese, come la sicurezza per il popolo israeliano, passano solo per il riconoscimento reciproco, il rispetto dei diritti fondamentali e la volontà di parlarsi». De Paz svela di aver ricevuto messaggi di contestazione duri «ma le testimonianze di sostegno sono state molte di più di quelle di chi ha cercato di mettermi in cattiva luce, anche nel mondo ebraico». Zuppi e Lafran sono rappresentanti di comunità a livello nazionale. «Ma», precisa De Paz, «mi sono rivolto a loro per il ruolo svolto sul territorio».