ISRAELE – Witkoff in visita per rilanciare gli aiuti e sbloccare l’intesa sugli ostaggi

In un momento cruciale per il conflitto a Gaza e con i negoziati per la liberazione degli ostaggi in stallo, Steve Witkoff, inviato speciale del presidente statunitense Donald Trump, arriverà domani in Israele. È la sua prima missione ufficiale nel paese dal rilascio dell’ex ostaggio Idan Alexander a maggio, avvenuto grazie alla pressione Usa. Secondo fonti israeliane, la visita sarà soprattutto incentrata sulla crisi umanitaria nella Striscia di Gaza.
Witkoff incontrerà il primo ministro Benjamin Netanyahu e si recherà presso i centri di distribuzione degli aiuti umanitari nella Striscia, gestiti dal fondo americano Gaza Humanitarian Foundation. L’inviato Usa, scrive ynet, «vuole vedere con i propri occhi come migliorare la situazione», nel contesto di una pressione internazionale crescente verso Israele, accusata di non fare abbastanza per alleviare la crisi in corso.
Witkoff arriva mentre i negoziati con Hamas sono fermi. A riguardo, Netanyahu ha diffuso un video rivolto alle famiglie degli ostaggi, assicurando che le trattative continuano «senza sosta», ma puntando il dito contro il gruppo terroristico come «principale ostacolo» al raggiungimento di un’intesa. «Lo ha detto il presidente Trump, lo ha detto Witkoff, lo diciamo noi, tutti coloro che conoscono i fatti, compresi i mediatori, lo sanno tutti»,
ha affermato il primo ministro. «Non molleremo. Continueremo a fare tutto il possibile, in un modo o nell’altro. Siamo impegnati per il loro ritorno», ha concluso.
Le famiglie hanno risposto con frustrazione al messaggio di Netanyahu, chiedendo un cambio radicale di approccio: «L’era degli accordi parziali è finita. È il momento di un’intesa complessiva per riportare a casa tutti i rapiti e porre fine ai combattimenti».
A peggiorare la posizione diplomatica di Israele è il clima internazionale, sempre più critico nei confronti dell’operato dell’esercito israeliano a Gaza. Negli Stati Uniti si registra un drastico calo di consenso: un sondaggio Gallup, condotto tra il 7 e il 21 luglio, mostra che solo il 32% degli americani sostiene oggi l’azione militare israeliana a Gaza, mentre il 60% la disapprova. È una diminuzione significativa rispetto al 50% di approvazione registrato nel novembre 2023.
Evidente è poi la differenza di opinione sui due versanti dell’opinione pubblica Usa: tra i democratici, il sostegno è sceso all’8% attuale dal 36% iniziale, mentre tra i repubblicani è rimasto stabile al 71%.
Anche in Europa cresce la pressione: Francia e Regno Unito hanno annunciato il riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese, mentre al Consiglio dell’Unione europea si discute un provvedimento senza precedenti: la sospensione parziale della partecipazione di Israele al programma scientifico Horizon Europe. La Commissione Ue ha proposto di escludere Israele dall’European Innovation Council (EIC), uno dei segmenti chiave del programma Horizon, che finanzia tecnologie all’avanguardia. La proposta arriva in risposta al deterioramento della crisi umanitaria a Gaza, ritenuta «così grave da costituire una base giuridica per la sospensione».
Israele è uno dei maggiori beneficiari del programma: ha ricevuto finora circa 200 milioni di euro, suddivisi tra 135 milioni in sovvenzioni e 65 milioni in investimenti in equity, con 46 aziende israeliane attive nell’EIC.
Per essere approvata, la proposta dovrà ottenere una maggioranza qualificata tra i paesi membri dell’Unione europea, ovvero il voto favorevole di almeno 15 stati che rappresentino il 65% della popolazione europea. Francia, Spagna e Paesi Bassi si sono dette favorevoli, ma sarà determinante la posizione della Germania, che non si è ancora espressa in merito.