POESIA – La punta della (lettera) iud e la Haskalah

La punta della iud è un poema scritto nel 1876 dal maskil (esponente della Haskalah, l’illuminismo ebraico) Yehuda Leib Gordon (Vilna, 1831– San Pietroburgo 1892) e pubblicato a puntate per il giornale HaShachar, per poi prendere la sua forma definitiva nel 1878. Il poema è una critica accorata della condizione femminile dell’epoca, che si esprime attraverso le vicende della sfortunata eroina Bat Sheva. Composto di 760 righe, la prima strofa del poema descrive la vita della donna: «Donna ebrea, chi conosce la tua vita? Nell’oscurità sei arrivata e nell’oscurità te ne andrai….concepirai, partorirai, allatterai, svezzerai, cucinerai e sfiorirai precocemente».
Il poema narra la storia di una donna di nome Bat Sheva che viene data in sposa ad un ragazzo religioso senza mestiere e che è quindi costretto ad emigrare per poter sostenere la moglie e i due figli. Ma presto si perdono le sue tracce e la donna si ritrova nella condizione di aguna a dover provvedere a se stessa e ai bambini e ad aprire un piccolo negozio. Un giorno incontra un maskil e si innamorano, sono felici e vogliono sposarsi. Rintracciano il marito per chiedere il divorzio che viene concesso in cambio di una ingente somma ma il rabbino a cui viene dato il compito di approvare il ghet rifiuta di farlo perché manca una iud al nome dello sposo (Hillel). Il documento di divorzio è quindi non valido e la nuova coppia è costretta a separarsi. Bat Sheva si ritrova povera a lavorare come venditrice ambulante accanto ai suoi figli scalzi alla stazione dei treni.
Il poema termina con la denuncia del suo stato: «Eravamo quasi arrivati alla felicità, io e i miei figli…. ma la punta della iud mi ha uccisa».
Scritto in lingua tanachica e mishnica/talmudica, il poema offre una notevole ricchezza linguistica, con numerosi riferimenti testuali che lo rende a tratti anche sarcastico.
Il poema di Gordon tratta temi cari alla Haskalah: l’amore come scelta e non come imposizione, il miglioramento della condizione della donna nella società ebraica e la critica alla rigidità di certe regole rabbiniche. Il poema riscosse un successo immediato e naturalmente anche molte critiche, ma rimane una pietra miliare della poesia ebraica del XIX secolo.
Luisa Basevi