LIBRI – Finestre sul giardino per le poetesse di Israele
Come insegna il Qohelet, c’è un tempo per ogni faccenda sotto il cielo. E questo tempo, il tempo presente, per Sarah Kaminski e Maria Teresa Milano «è segnato dal desiderio di raccontare un pezzetto del mondo in cui abbiamo camminato insieme in questi anni, con la passione per la ricerca e per la traduzione, con un pizzico di leggerezza e senso dell’umorismo». Kaminski, israeliana di nascita, torinese di adozione, insegna lingua e letteratura ebraica all’Università del capoluogo piemontese.
Milano, anche lei torinese, è una ebraista e musicista. Insieme firmano per l’editore Claudiana Il palazzo dell’ebraico, libro che passa in rassegna l’avvincente storia di questa lingua ab ovo e la sua “rinascita” in epoca moderna grazie all’intuizione del giornalista e filologo Eliezer Ben-Yehuda. Ci sono tanti ospiti in questo “palazzo” accogliente che tiene insieme rivelazione biblica e pensiero rabbinico, passando da una sfilza di intellettuali “laici”.
Incontriamo in primis «il giardino rigoglioso e popolato di animali» in cui il palazzo dell’ebraico è immerso, che racconta la storia della creazione del mondo. Una stanza dell’edificio è tra gli altri riservata a un grande re dei tempi antichi, Salomone, la cui proverbiale saggezza ancora si tramanda.
E un’altra a Rashì, celebre commentatore della Bibbia e del Talmud, dedicatosi all’impresa nella inquieta Troyes dell’undicesimo secolo, mentre non lontano da lì papa Urbano II “benediva” massacri lungo la strada per “liberare” Gerusalemme. Risiede nello stesso palazzo rabbi Nachman di Breslav, uno dei maestri del chassidismo, protagonista di un mondo che non c’è più, quello dei piccoli shtetl «con il melamed, il maestro che istruiva i bimbi, le sinagoghe in legno decorate in colori sgargianti ma anche le yeshivot talmudiche di Varsavia e in Lituania».
E c’è spazio anche per le poetesse, come Rachel Bluwstein, nata a fine Ottocento in territorio ucraino, emigrata in Eretz Israel nel 1909.
Le autrici la immaginano «in un appartamento ampio e arioso, con grandi finestre che danno sul giardino e da cui si vede il mare», mentre accoglie una volta al mese, la vigilia di Shabbat, «alcune poetesse che negli anni hanno creato il milieu letterario femminile in Israele».
Kaminski e Milano vedono al loro fianco anche alcune pioniere, che non ebbero questa possibilità, perché vissute generazioni prima. Come Rachel Luzzatto Morpurgo, triestina, che nell’Ottocento fu autrice di liriche ispirate ai Salmi. Si ritiene che sia stata la prima donna ebrea a scrivere poesie in ebraico con il proprio nome in quasi duemila anni.