7 OTTOBRE – Cittadinanza agli ostaggi, Germania in pressing su Hamas

Dai massacri del 7 ottobre in poi, la Germania ha silenziosamente accelerato la procedura per la cittadinanza degli ostaggi, «ritenendosi responsabile del loro ritorno in salute dalla prigionia». Lo racconta il Times of Israel, in un articolo in cui si ripercorre le sforzo compiuto dalle autorità tedesche per fornire la cittadinanza a chi, tra gli ostaggi sequestrati da Hamas, ne ha (o ne avrebbe avuto) diritto per via di un’origine “Yekke” o in virtù di altri requisiti. Un modo per esercitare ulteriore pressione nei confronti dei terroristi. «Non importa se vivi a Rehovot o a Düsseldorf», spiega l’ambasciatore in Israele, Steffen Seibert, arrivato alla missione tedesca a Tel Aviv dopo molti anni quale portavoce della cancelleria Angela Merkel. «Se sei cittadino tedesco, allora sono il tuo ambasciatore. Questa è la tua ambasciata. Berlino è il tuo governo. E faremo tutto il possibile per liberarti».
Dei 50 ostaggi vivi o morti ancora trattenuti a Gaza, informa l’ambasciata, sette sono cittadini tedeschi. Si tratta di Alon Ohel, Gali e Ziv Berman, Itay Chen, Rom Braslavski, Tamir Adar e Tamir Nimrodi. Come riporta la testata online, l’ambasciata stima che «al culmine della guerra ci fossero circa 30 ostaggi con cittadinanza tedesca», quattordici dei quali sono stati rilasciati durante il primo accordo di cessate il fuoco nel novembre 2023. Altri ostaggi con cittadinanza tedesca sono stati poi liberati in accordi successivi, oppure uccisi durante la prigionia. Venerdì scorso, il ministro degli Esteri di Berlino Johann Wadephul ha incontrato le famiglie dei sette ostaggi tedesco-israeliani nella sede della rappresentanza diplomatica, esprimendo «l’impegno della Germania per il rilascio di tutti gli ostaggi».