ISRAELE – Capo di stato maggiore rivendica «cultura del disaccordo»

«Una cultura del disaccordo è parte integrante della storia del popolo israeliano ed è una componente vitale della cultura organizzativa delle Israel Defense Forces, sia internamente che esternamente. Continueremo ad esprimere le nostre posizioni senza timore, in modo sostanziale, indipendente e professionale».
Le dichiarazioni del capo di stato maggiore dell’esercito israeliano Eyal Zamir, riportate dai media locali, arrivano a poche ore dalla riunione del governo per decidere sull’occupazione totale della Striscia di Gaza ipotizzata negli scorsi giorni dal primo ministro Benjamin Netanyahu, ma avversata da Zamir e da numerosi esponenti o ex esponenti dell’apparato di difesa e sicurezza dello stato ebraico. «Non ci occupiamo di teoria; ci occupiamo di questioni di vita o di morte, della difesa dello stato, e lo facciamo guardando direttamente negli occhi i nostri soldati e i cittadini del paese», ha dichiarato Zamir al termine di un incontro con i vertici militari. «Continueremo ad agire con responsabilità, integrità e determinazione, avendo davanti agli occhi solo il bene dello stato e la sua sicurezza».
Giovedì mattina, dal porto di Ashkelon, una “flotilla” con a bordo una ventina di persone collegate al forum dei familiari degli ostaggi si è mossa in direzione di Gaza con l’intenzione di avvicinarsi il più possibile ai propri cari, prigionieri da quasi due anni nei tunnel di Hamas. «Mayday, mayday, mayday. Abbiamo bisogno di tutta l’assistenza internazionale per liberare i 50 ostaggi», ha chiesto Yehuda Cohen, il padre del giovane Nimrod, rapito mentre era di guardia in un carro armato vicino al kibbutz Nirim. L’imbarcazione ha navigato verso sud per circa due miglia nautiche, per poi fare ritorno ad Ashkelon.