ISRAELE – Orli Gil: Siamo la parte in conflitto che più aiuta il nemico

«Non credo che nessun altro paese abbia mai fornito aiuti umanitari al proprio nemico nella misura in cui lo stiamo facendo noi. Dal 7 ottobre 2023, Israele ha consentito l’ingresso a Gaza di due milioni di tonnellate di aiuti, centinaia di camion entrano ogni giorno nella Striscia».
Orli Gil, rappresentante permanente aggiunto di Israele presso le organizzazioni internazionali a Roma, ha affrontato il tema nel corso di un briefing con alcuni giornalisti svoltosi venerdì mattina nella sede dell’ambasciata israeliana. Su quel che accade a Gaza «c’è una percezione alterata per via di alcune false narrative propagate da falsi reporter», ha denunciato Gil, parlando di «doppio standard» nei confronti di Israele su molti piani. Anche in merito alla situazione degli ostaggi, sempre più drammatica come i recenti video testimoniano. «Stiamo assistendo a uno dei rari casi nella storia in cui la Croce Rossa non ha accesso agli ostaggi. E non lo ha mai chiesto», ha dichiarato Gil, accusando la stessa di «aver fatto finora una sola cosa: servizio taxi per trasportare gli ostaggi liberati da Hamas fino alle postazioni dell’esercito situate a poche centinaia di metri di distanza». Per quanto riguarda il supporto umanitario ai gazawi Gil si è più volte soffermata sulle mancanze del’Onu, che ha reso noto come dal 19 maggio al 2 agosto di quest’anno poco più del 10% degli aiuti sia arrivato ai civili. Il restante 90%, ha affermato la diplomatica, «è stato depredato da Hamas, distribuito ai propri attivisti o venduto al mercato nero» a vantaggio dell’organizzazione terroristica.
Positivo invece a suo dire il lavoro svolto sul campo dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF): «Oggi è l’unico operatore affidabile per la distribuzione di aiuti nella Striscia. Tuttavia, le altre organizzazioni umanitarie avrebbero il potenziale per fare di più se decidessero di collaborare con GHF». Cosa chiede Israele alle Nazioni Unite? «Che parli vis à vis con la leadership di Hamas, per forzarli nella direzione di liberare gli ostaggi e avvicinare così la fine della guerra». Se ci sono queste false narrative su Gaza, perché Israele non autorizza la presenza dei giornalisti?, è stato domandato a Gil. «È una zona di guerra e in passato abbiamo visto che, ogni volta che un giornalista è stato colpito, tutto ciò si è ritorto contro Israele. Quando il conflitto sarà finito, daremo questa possibilità».
Adam Smulevich