Chi era Cesare Lombroso

Tutto si è svolto senza contestazioni il 5 maggio, a Palazzo Nuovo di Torino. Salvo che la sede universitaria delle facoltà letterarie al pomeriggio è vuota di studenti. All’ingresso un cartello ammonisce chi getta coriandoli ed effettua schiamazzi prolungati. Qua l’Amicizia Ebraico Cristiana ha tenuto una delle ultime lezioni del Ciclo storico religioso. All’università, dunque, piuttosto che presso la Comunità ebraica o quella valdese, come avviene da anni. La lectio su Cesare Lombroso: Ebraismo, sionismo e antisemitismo, è stata tenuta da Alberto Cavaglion, docente di Storia dell’ebraismo alll’Università di Firenze e introdotta dal Silvano Montaldo, ordinario presso il Dipartimento di Studi storici e Direttore del Museo di Antropologia Criminale e del progetto scientifico Cesare Lombroso.
Per un profano è molto difficile comprendere e disquisire della figura di Lombroso con avvedutezza, rispetto e anche con spirito critico. Ciò va fatto comunque, senza mai dimenticare da quale ambiente provenisse questa figura intellettualmente complessa, eclettica, e controversa. Lombroso è vissuto tra il 1835 e il 1909, il suo lavoro di scienziato positivista fu fortemente influenzato dalla fisiognomica, dal darwinismo sociale e dalla frenologia. Solo studiosi di grande calibro hanno la possibilità di esplicare a noi profani una piccola parte e della personalità di quest’ uomo eclettico, comprendendone il contesto di nascita, dell’epoca in cui visse e dell’eredità storica che portava in sé. Cavaglion, curatore fra l’altro del volume L’amore nei pazzi e altri scritti, lo descrive come una personalità intelligente e complessa, non solo medico e scienziato, ma anche uomo di azione, giornalista, collezionista, profondamente dedito ad arricchire il laboratorio costruito in casa. Capace di intrattenere relazioni con chiunque potesse contribuire ai suoi studi antropometrici e antropologici dedicati soprattutto ai detenuti, ai reietti, alla comprensione delle strutture anatomiche dei crani e a individuare la tipologia delle personalità di singoli e di estesi raggruppamenti di individui.
La sua famiglia di ebrei sefarditi, molto osservante per parte di padre, profondamente liberale per parte di madre, nonché il periodo in cui visse segnarono intensamente la sua personalità effervescente sin da giovanissimo, a Verona. Era la seconda metà dell’800 quando, da un lato i pogrom massivi nei territori della Russia zarista, e l’affaire Dreyfus in Francia (1894-1906), impressionarono tutti gli ebrei. Egli peraltro vedeva nella circoncisione una pratica ancestrale aberrante, uno dei motivi per cui la stampa ebraica di allora fu con lui molto critica e severa. Gli ebrei reietti, liberi dal ghetto, prima a Venezia nel 1797 per l’avvento di Napoleone e molti anni dopo nel 1848 a Torino, città dove Lombroso operò, si potevano finalmente emancipare e assimilare. Anch’essi, come altre tipologie di individui, avevano nei secoli introiettato caratteristiche “ataviche”, quasi primitive. Lombroso rifuggiva dalla immagine dell’ebreo orientale o orientalizzante. Per le sue teorie, fu accusato di razzismo e antisemitismo; conobbe Teodoro Herzl, ma non fu davvero sionista in quanto temeva che in quella prospettiva l’evoluzione degli ebrei si sarebbe fermata o avrebbe fatto ritorno alla tipologia di un tempo. Alla fine della sua vita, Lombroso aderì all’idea della possibilità di un insediamento ebraico in Palestina, sebbene non svolse mai parte attiva nel peraltro ancora esiguo movimento sionista.
Marco Ezechia detto Cesare non amava l’ebreo della tradizione, ma nel suo “genio e follia” fu il precursore della “lingua dei reietti”, un po’ come quella così poi ben descritta da primo Levi nel racconto Argon, quella degli ebrei che usciti dai ghetti praticavano ancora e utilizzavano anche per non farsi capire dai gentili. La casa di Lombroso fu anche un grande laboratorio intellettuale: fra i suoi ospiti c’era Anna Kuliscioff, medica ebrea russa (poi con Filippo Turati tra i fondatori del Partito socialista italiano), che nella sua casa fu accolta e studiò. Il laboratorio attrezzato in casa da Lombroso fu il precursore di quello dell’indomita Rita Levi Montalcini, che, nel periodo delle persecuzioni razziste, ne attrezzò uno sulle colline piemontesi per proseguire i suoi studi neurologici. Levi Montalcini nacque a Torino proprio nel 1909, il medesimo anno in cui Marco Ezechia morì. Il Museo di Antropologia criminale Cesare Lombroso, comprendente anche il suo scheletro privo del cranio, si trova ora accanto agli Istituti scientifici in cui il giovane Primo Levi studiò e cui la storica aula di chimica è dedicata.

Bianca Bassi Disegni