ISRAELE – L’esercito approva il piano per Gaza, ma è tensione con il governo

Il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano Eyal Zamir ha approvato la cornice operativa per la prossima fase della guerra nella Striscia di Gaza che prevede la presentazione al ministro della Difesa Israel Katz delle linee per l’occupazione di Gaza City. Il progetto, elaborato con lo Shin Bet e il Comando Sud, include piani per lo spostamento della popolazione verso sud, il richiamo di unità di riservisti e operazioni coordinate per smantellare l’apparato militare di Hamas.
La decisione arriva in un momento di forti tensioni ai vertici politici e militari. Zamir, secondo fonti interne, ha espresso riserve sulla conquista totale della città, temendo l’usura delle truppe dopo quasi due anni di guerra, i rischi per la vita degli ostaggi e la complessità di governare milioni di palestinesi. Preoccupazioni che lo hanno portato allo scontro con il primo ministro Benjamin Netanyahu, favorevole a un’occupazione completa come strumento di pressione su Hamas. Il braccio di ferro si è esteso anche alle nomine militari: Katz ha congelato una serie di promozioni decise da Zamir, accusandolo di agire senza adeguato coordinamento con il ministero della Difesa. Alla polemica si è unito il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, che ha chiesto la rimozione del capo di stato maggiore.
Le preoccupazioni di Zamir sullo stato di salute dell’esercito trovano eco nell’allarme per le condizioni psicofisiche di chi ha già servito in questi due anni di guerra. Nelle stesse ore in cui il capo di stato maggiore approvava la cornice operativa per Gaza, un gruppo di soldati feriti in combattimento e veterani con disturbo post-traumatico ha fatto irruzione nei lavori di una commissione della Knesset per denunciare quello che definiscono un totale abbandono da parte delle istituzioni. «Siamo sepolti mezzi morti, chiediamo cose basilari e voi discutete sciocchezze mentre i suicidi tra le nostre fila dilagano», hanno gridato, ricordando i 57 militari, in servizio o congedati, che dall’inizio della guerra si sono tolti la vita. Alcuni hanno raccontato di famiglie allo sfascio e di vite ridotte all’ombra a causa delle ferite invisibili del conflitto.
Alla protesta dei veterani si è aggiunta la voce di Yocheved Lifshitz, ex ostaggio di Hamas, che ha accusato Netanyahu di privilegiare la conquista di Gaza rispetto alla liberazione dei 50 rapiti ancora nelle mani dei terroristi: «Chi può sacrificare 50 persone o è cieco o non sa cosa abbiamo passato».
E dall’enclave palestinese le Idf hanno diffuso un filmato in cui si vedono cinque uomini armati, vestiti con giubbotti gialli accanto a un veicolo con il logo della World Central Kitchen. I cinque terroristi, ha spiegato il portavoce militare, cercavano di mascherarsi da volontari dell’ong per muoversi liberamente nella Striscia. Sono stati uccisi da un drone israeliano vicino a Deir al-Balah. La World Central Kitchen ha confermato di non avere personale o mezzi in zona.
Sul fronte diplomatico, dopo molta attesa, le Nazioni Unite hanno inserito Hamas nella lista nera per violenze sessuali nei conflitti, per le violenze documentate il 7 ottobre 2023 e per gli abusi contro ostaggi in cattività. Nel presentare il rapporto, il segretario generale António Guterres ha avvertito che Israele potrebbe essere incluso nel 2026 se non affronterà i casi di abusi contro detenuti palestinesi e non garantirà pieno accesso alle indagini indipendenti. Una prospettiva definita «inaccettabile» dall’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon, che ha respinto le accuse come infondate e ha chiesto di concentrare gli sforzi per perseguire Hamas e i suoi alleati.
(Foto del portavoce dell’esercito israeliano)