7 OTTOBRE – «Balleremo ancora»: Tel Aviv ricorda le vittime del Nova Festival

«Io rappresento una piccola immagine di vittoria. Ma ancora piccola, ancora parziale». Con queste parole, Omer Wenkert, sopravvissuto al massacro del Nova e ostaggio a Gaza per 505 giorni, ha aperto la seconda edizione del Nova Healing Concert al parco Yarkon di Tel Aviv. All’evento hanno partecipato decine di migliaia di persone, tra sopravvissuti, famiglie in lutto e parenti dei 50 ostaggi ancora prigionieri a Gaza.
Sul palco si sono alternati artisti come Infected Mushroom, Yuval Raphael e la band Shevet Al-Nova, composta da familiari di vittime e sopravvissuti. «La musica è un’ancora per tutti noi», ha sottolineato il cantante Guy Ben Shimon, richiamando il significato del progetto. Quest’anno il concerto era previsto per il 26 giugno, ma è stato rinviato a causa dell’operazione di Israele contro l’Iran. In un video proiettato prima dell’inizio, si leggeva: «Da quella mattina del 7 ottobre, nulla può essere come prima: le risate, la tristezza, la vita. Tutto ha assunto un significato diverso. Da quella mattina stiamo ricostruendo. La comunità della Nova Tribe insiste a brillare, credere nella vita, connettersi e amare, ricordare». Nimrod Arnin, cofondatore della Nova Tribe e fratello di una vittima, ha ricordato il rumore degli spari e delle esplosioni del 7 ottobre: «Anche quando l’oscurità è totale, ricordiamo una frase che è una promessa: balleremo ancora».
Prima di esibirsi Yuval Raphael, sopravvissuta al Nova Festival e rappresentante di Israele all’ultimo Eurovision Song Contest, ha confessato al pubblico di «non essere mai stata così emozionata, nemmeno all’Eurovision. Voi siete il mio cuore, la mia casa, la vostra gioia è importante per me». Raphael ha invitato sul palco altri sopravvissuti alla strage: «Ognuno di loro sceglie di salvarsi ogni mattina».
Durante la serata, sul palco sono saliti anche rappresentanti delle famiglie degli ostaggi. Rivka Bohbot, moglie di Elkana, prigioniero di Hamas da 679 giorni, ha lanciato un appello: «Vorrei che ogni suono ascoltato stasera fosse un grido per il ritorno di Elkana e per quello di tutti i rapiti. Che la musica raggiunga luoghi dove le parole non arrivano, che attraversi muri e confini e ricordi a chi è nell’oscurità che non è solo».