UCRAINA – Presidente rabbini europei: Sicurezza di Kiev a rischio

«C’è un generale equivoco riguardo all’articolo 5 della Carta della Nato».
Lo scrive su X rav Pinchas Goldschmidt, il presidente della conferenza dei rabbini europei e già rabbino capo di Mosca. Fuggito dalla Russia dopo l’aggressione all’Ucraina nel febbraio del 2022, Goldschmidt commenta in alcuni “cinguettii” l’esito del vertice di Anchorage tra Donald Trump e Vladimir Putin. E in particolare l’apertura che sarebbe arrivata da quest’ultimo per un possibile meccanismo di difesa collettivo dell’Ucraina sulla falsariga di quello previsto per i membri della Nato. Il rav ricorda come quell’articolo di cui molto si parla in queste ore sancisca il diritto all’autodifesa individuale o collettiva in caso di attacchi contro uno stato membro, ma anche come l’entità dell’intervento resti oggetto di scelte soggettive non determinabili a priori perché «ogni paese ha il diritto di decidere in che misura fornire assistenza al paese attaccato». A queste condizioni, secondo il rav, «l’appartenenza alla Nato contribuisce ben poco alla sicurezza di qualsiasi stato membro», gli Usa potrebbero benissimo decidere di non intervenire in caso di un attacco contro paesi Nato (il rav fa l’esempio della Lituania) e ogni garanzia fornita all’Ucraina, specie se sancita da leggi approvate dal parlamento russo, sarebbe da ritenersi di fatto «inutile». C’è intanto attesa per l’incontro in programma alla Casa Bianca fra Trump e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, con la partecipazione tra gli altri della premier italiana Giorgia Meloni. «Tutti vogliono una pace dignitosa e una sicurezza reale», ha scritto su Telegram il leader di Kiev. «Proprio in questo momento i russi colpiscono Kharkiv, Zaporizhzhia, Sumy, Odessa, gli edifici residenziali, le nostre infrastrutture civili. Si tratta di un omicidio consapevole di persone da parte dei russi, dell’uccisione di bambini».