ISRAELE – Analisti e soldati avvertono: «No a intese a metà»

A Gerusalemme prevale la cautela. Dopo ripetuti rifiuti, Hamas ha accettato la proposta dei mediatori egiziani e qatarioti, ma «Israele non ha cambiato posizione», ha spiegato un funzionario del governo al Jerusalem Post. L’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu insiste che qualsiasi intesa dovrà includere la liberazione di tutti i rapiti e fissare i termini della fine del conflitto.
«La bozza è quasi identica a quella americana di Steve Witkoff», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar. Secondo fonti vicine ai negoziati, il testo prevede la liberazione di dieci ostaggi israeliani vivi e la restituzione di diciotto corpi in cambio di un cessate il fuoco di sessanta giorni e della scarcerazione di 150 detenuti palestinesi.
Per Ron Ben-Yishai, analista militare di Ynet, «l’avanzata delle Forze di difesa israeliane a Gaza City e la minaccia credibile costruita dal primo ministro Netanyahu con il sostegno del presidente Usa Donald Trump hanno convinto Hamas a tornare al tavolo dei negoziati». Per questo, aggiunge, «la cosa giusta da fare sarebbe quella di esigere un accordo complessivo e raggiungerlo prima che venga dichiarato ufficialmente un cessate il fuoco, parziale o totale». A suo avviso l’intesa dovrà prevedere il ritorno di tutti gli ostaggi, il disarmo di Hamas, l’esilio dei suoi leader e la creazione di un’amministrazione civile alternativa. «La partecipazione dell’Autorità palestinese al governo di Gaza è certamente contraria ai principi di Netanyahu, Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, ma loro potranno affrontare la questione in futuro – se lo desiderano e se saranno al potere – con mezzi diplomatici», prosegue Ben-Yishai.
Sul terreno a pesare sono anche le voci di chi ha combattuto contro Hamas. «Sento che se concludiamo questa guerra mentre Hamas è ancora in piedi, e non raggiungiamo l’obiettivo principale, ovvero la vittoria su Hamas sconfitto, stiamo sprecando il sacrificio dei miei soldati, il mio, dei riservisti, dei morti caduti sotto di me, dei tanti feriti in battaglia», ha dichiarato a Makor Rishon Itamar Eitam, ferito in un’operazione di recupero degli ostaggi nel maggio 2024. Per Eitam le manifestazioni per chiedere a Gerusalemme di firmare un’intesa sono un errore. «Quella pressione non raggiunge Hamas, non accelera il ritorno degli ostaggi. Serve solo a dividerci, ad aumentare tensione e litigi interni. E questo mi rattrista».