MUSICA – Una Vienna ebraica e due canzoni yiddish

Il giovane pianista ebreo austriaco Peter Stadler acquisì fama internazionale il 26 ottobre 1937 a Vienna quale primo esecutore delle Variationen op.27 per pianoforte di Anton Webern, opera magistrale della musica contemporanea dedicata al noto pianista e compositore ebreo leopolino Eduard Steuermann che avrebbe dovuto eseguirle in prima assoluta; tuttavia, nel 1937 Steuermann presagì cosa sarebbe accaduto da un momento all’altro alla libera repubblica austriaca, pertanto lasciò precipitosamente l’Austria ed emigrò negli Stati Uniti lasciando campo libero a Stadlen.

Di ritorno a Vienna dopo una tournée di concerti in Irlanda, Stadlen fece scalo ad Amsterdam con il traghetto di ritorno; era l’11 marzo 1938 e il destino gli fu favorevole poiché il giorno dopo le truppe del Reich marciarono su Vienna dando seguito al famigerato Anschluss

Stadlen riuscì a comunicare con la madre e la sorella che erano ancora a Vienna convincendole a partire con il primo treno per i Paesi Bassi, da lì arrivarono a Londra come rifugiati; lo zio Friedl, principale consigliere economico della cancelleria austriaca prima dell’Anschluss, era paraplegico e pertanto impossibilitato a fuggire, la Gestapo si accanì su di lui non appena giunse a Vienna.

Messo agli arresti domiciliari, Friedl aveva del cianuro nel suo anello nel caso fosse rimasto coinvolto in un incendio o altre tragiche situazioni, essendo immobilizzato su una carrozzella; convinse le guardie tedesche a lasciare per un po’ la sua stanza, dopodiché assunse il veleno. 

Munito di passaporto austriaco e pertanto appartenente a Paese belligerante, nel luglio 1940 Stadlen fu classificato Enemy Alien (straniero nemico) e imbarcato sulla HMS Dunera per essere trasferito in Australia; dopo un viaggio infernale in condizioni disumane tali da lasciare allibiti i medici saliti per primi sulla nave al porto di Sydney, Stadlen fu trasferito presso il Campo di internamento di Hay.

All’indomani del pogrom della Kristallnacht del novembre 1938, il giovane violinista ebreo austriaco Norbert Brainin, pupillo del didatta ebreo Ricardo Odnoposoff, raggiunse con i familiari il Regno Unito grazie al politico britannico Lord Edward Winterton che lo sentì suonare anni addietro; anche per Brainin si aprirono le porte dei Campi di internamento britannici sull’isola di Man in quanto Enemy Alien ma, essendo 17enne, il suo internamento era illegale e pertanto nel marzo 1941 fu rilasciato, dopo la guerra fondò con gli ebrei Peter Schidlof e Siegmund Nissel (giunti nel Regno Unito grazie a un Kindertransport) e il violoncellista Martin Lovett il leggendario Amadeus Quartet.

Norbert Brainin dichiarò anni dopo che, durante il pogrom del novembre 1938 lui e suo padre infilarono precipitosamente alcune valigie nei telai delle finestre dato che la folla inferocita lanciava pietre dalla strada; non furono le SS (indaffarate a distruggere negozi ebraici e sinagoghe) ma i tanti civili innocenti di cui ancor oggi sappiamo qualcosa, gente ‘perbene’ aizzata dal capobranco di turno. 

Nel 1929 l’austriaco Ferdinand Rauter era il pianista accompagnatore della cantante islandese Engel Lund, interprete di musica popolare eseguita in lingua originale; nel 1933 vollero esibirsi in un giro di concerti in Germania e, come da leggi vigenti, sottoposero il programma alla Reichsmusikkammer.

Dato che nel programma figuravano due canti in lingua yiddish, la Reichsmusikkammer chiese ai due musicisti di rimuovere i due canti incriminati; Rauter e Lund rifiutarono, a quel punto il loro futuro artistico in Germania era definitivamente compromesso.

Entrambi si trasferirono in Danimarca e nel 1935 a Londra ma allo scoppio della guerra Rauter, munito di passaporto austriaco, fu internato sull’Isola di Man come Enemy Alien

Come hanno fatto due sole canzoni in yiddish, luna linguistica ebraica distaccata dalla madreterra tedesca, a far cadere nel panico il mostro macrocefalico della Reichsmusikkammer

È possibile, dato che quel mostro era beatamente sdraiato sul divano della stupidità umana, energia negativa di cui ancor oggi sottovalutiamo il potere obnubilante e devastante.

Due musicisti misero in crisi il sistema monoculturale del Reich con due canzoni; quanto di più faremmo oggi se questa musica, la musica più geniale di un Novecento finito troppo presto e allo stesso tempo troppo tardi, beneficiasse degli spazi che merita, dai teatri ai conservatori.

Metteremmo in crisi l’intero mainstream che ci rema contro; non ce ne sarebbe per nessuno.

Francesco Lotoro