ISRAELE – La guerra nascosta sotto Gaza City

Anche nel caso di un cessate il fuoco e di un accordo sul rilascio degli ostaggi, l’esercito porterà avanti l’operazione per prendere il controllo di Gaza City. Lo ha ribadito a Sky News Australia il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Oltre a replicare alle critiche del governo di Canberra e alla decisione australiana di riconoscere lo Stato palestinese, Netanyahu ha chiarito che l’obiettivo resta quello di «liberare Gaza dalla tirannia di Hamas», promettendo che «non resterà alcuna roccaforte terrorista».
Secondo quanto riportato da Ynet, Hamas ha già ripreso la ricostruzione dei tunnel e delle infrastrutture sotterranee, «anche in aree dove le forze israeliane erano già intervenute». L’esercito ritiene che «Gaza City contenga ancora sistemi sotterranei di grandi dimensioni e strategicamente importanti che non sono stati scoperti durante la prima operazione di terra». Secondo l’analisi di ynet, firmata da Sharon Kidron e Yoav Zitun, la lotta nei tunnel rappresenterà la sfida principale e più rischiosa per i soldati di Tsahal.
La rete sotterranea resta la principale arma di Hamas, come dimostrato dal recente attacco di Khan Yunis, dove quindici terroristi sono emersi da un cunicolo già colpito in passato e hanno attaccato un avamposto israeliano, ferendo tre soldati. L’imboscata è stata respinta e la maggior parte dei terroristi è stata eliminata, ma le forze di difesa hanno definito “una falla nel sistema” il fatto che le truppe siano state sorprese.
In questo contesto prende forma l’operazione ”Carri di Gedeone II”, che il capo delle forze armate, Eyal Zamir, ha presentato come decisiva: «Continueremo ad attaccare fino alla sconfitta di Hamas, con gli ostaggi davanti ai nostri occhi. Opereremo con una strategia sofisticata, ponderata e responsabile».
La manovra richiederà la mobilitazione di decine di migliaia di riservisti con Ordine 8, il richiamo d’emergenza che obbliga i militari in congedo a rientrare immediatamente in servizio. Alcuni hanno già ricevuto la chiamata, lamentando logoramento fisico, pressioni sulle famiglie e mancanza di chiarezza sugli obiettivi, riporta il sito Walla. «Sono quasi 400 giorni di riserva in quattro turni», ha detto il tenente Eitam Harel a Ynet, «e ora inizia il quinto. La motivazione c’è, ma l’incertezza pesa». Altri riservisti denunciano la carenza di mezzi e la sensazione di ripetere schemi già visti: «In ‘Carri di Gedeone I’ non era chiaro cosa stessimo facendo, e nemmeno ora lo spiegano», ha osservato Hanania Ben Shimon, della Quarta Brigata corazzata.
Il ministro della Difesa Israel Katz ha approvato il piano d’attacco, fissando gli obiettivi: «Prendere il controllo di Gaza, creare le condizioni per liberare tutti gli ostaggi, smantellare Hamas ed esiliare i suoi leader, smilitarizzare la Striscia e garantire zone di sicurezza».
L’offensiva di terra non inizierà prima del prossimo mese e dipenderà anche dal trasferimento di circa un milione di civili da Gaza City verso sud, con il coinvolgimento delle Nazioni Unite in una complessa missione umanitaria. Il Comando Sud, spiega l’emittente Kan, sta predisponendo il piano d’azione: quattro divisioni, comprese quelle di riserva, circonderanno la città e avanzeranno progressivamente nei quartieri di Sabra, Rimal e Sheikh Ajlin. L’operazione comincerà con bombardamenti aerei, seguiti dall’ingresso delle truppe e dal combattimento nei tunnel, il più complicato campo di battaglia.