SIRIA – Anche l’Onu riconosce il massacro dei drusi a Suweida

Non più soltanto rapporti di attivisti locali o appelli, tra cui quelli di Israele, rimasti inascoltati: adesso sono gli esperti delle Nazioni Unite a riconoscere che in Siria, nel sud del Paese, si è consumata una campagna di violenze organizzate contro la comunità drusa. Dal 13 luglio 2025 i villaggi della provincia di Suweida sono stati teatro di massacri, saccheggi e stupri che hanno provocato oltre un migliaio di morti, tra cui almeno 539 civili drusi identificati, con donne e bambini tra le vittime. Una strage contro cui era intervenuto l’esercito israeliano, che ha difeso i drusi siriani in una operazione militare contro le forze governative e altre milizie locali.
Gli esperti Onu hanno ricostruito esecuzioni sommarie, rapimenti di donne e ragazze, villaggi dati alle fiamme e cadaveri abbandonati nelle strade. La dinamica appare chiara: clan beduini sunniti, sostenuti da forze delle autorità provvisorie siriane e da gruppi affiliati, hanno colpito in modo mirato la minoranza drusa, mentre una propaganda ossessiva diffusa sui social media li descriveva come traditori e infedeli da eliminare. Il nuovo leader di Damasco, Ahmad al-Shara, già conosciuto come al-Joulani e oggi accreditato all’estero come uomo di pace, è indicato come responsabile politico di un apparato che ha lasciato fare o ha favorito gli attacchi.
La crisi umanitaria è sotto gli occhi di tutti, ha denunciato Israele settimane fa. Circa 192.000 persone risultano sfollate, interi quartieri di Suweida sono ridotti a macerie, mancano elettricità e acqua potabile, le strutture sanitarie sono collassate. Intere famiglie sono state costrette a fuggire più volte, spostandosi di villaggio in villaggio senza trovare riparo. I sopravvissuti raccontano di violenze sessuali, di umiliazioni pubbliche, di studenti perseguitati nelle università delle grandi città siriane.
Il rapporto diffuso a Ginevra parla apertamente di crimini contro l’umanità e accusa un fallimento sistemico nella protezione delle minoranze. Chiede indagini internazionali indipendenti, accesso immediato agli aiuti umanitari e meccanismi di protezione per impedire che i drusi e altre comunità vulnerabili siano annientati nel silenzio.
«Il silenzio non è più un’opzione» è la frase con cui gli esperti hanno chiuso la loro denuncia. Israele ha ripreso quelle stesse parole per ribadire che la difesa dei drusi non è solo un dovere morale, ma un banco di prova per la credibilità della comunità internazionale.