MEDIO ORIENTE – Israele ripara condutture idriche a Gaza sud, aiuti anche da Emirati

Israele ha avviato la riparazione di due linee idriche che portano acqua nel sud della Striscia di Gaza, un intervento approvato dai vertici politici e presentato come passo necessario per sostenere i nuovi complessi umanitari in costruzione nell’area. Secondo il giornalista dell’emittente Kan Itay Blumenthal, l’obiettivo è garantire un flusso più stabile di acqua a una popolazione che, in concomitanza con l’avvio dell’operazione “Carri di Gedeone II” a Gaza City – mirata a sradicare Hamas – sarà progressivamente trasferita verso le aree meridionali. Qui, lungo i corridoi individuati dall’esercito, sono già in fase di allestimento rifugi, ospedali da campo e infrastrutture di base. L’obiettivo, spiegano fonti militari, è creare una dorsale in grado di fornire milioni di litri al giorno in un’area che dovrà accogliere oltre 800mila persone.
L’enclave palestinese resta segnata da una crisi idrica profonda. Secondo il Wall Street Journal, gli abitanti di Gaza dispongono in media di soli 3-5 litri al giorno, molto al di sotto dei 15 litri fissati dall’Oms come soglia minima in situazioni di emergenza. Le famiglie fanno la fila per ore ai camion cisterna, spesso ricorrono a pozzi contaminati e sono costrette a razionare ogni goccia: «L’acqua per bere o per cucinare prevale sull’igiene personale, con inevitabili conseguenze sanitarie», spiega il quotidiano americano.
Per affrontare la crisi idrica, oltre alle due linee riparate da Israele, gli Emirati Arabi Uniti, in coordinamento con Gerusalemme, hanno avviato la costruzione di un acquedotto indipendente, collegato a un impianto di desalinizzazione egiziano e destinato a servire la zona di Al-Mawasi. L’opera, in fase di realizzazione e sotto la supervisione delle Idf, dovrebbe garantire circa 15 litri al giorno a oltre 600.000 persone, ma richiederà ancora alcune settimane per essere completata.