L’OPINIONE – Alberto Heimler: Sostenere la pace, non gli schieramenti

Il problema della sinistra, non solo quella italiana, è che interpreta il suo ruolo all’opposizione come il dovere di avere sempre un’opinione contraria a quella del Governo. Lo vediamo nei telegiornali obbligati a riferire le opinioni di tutte le forze politiche: mai che il Governo abbia ragione nelle sue decisioni. Sbaglia sempre. Ma come è possibile? Anche i più stupidi talvolta hanno ragione! Inoltre, e lo ricordiamo bene dagli anni di Berlusconi, la sinistra ritiene di essere l’unica depositaria dell’interesse generale per cui quando è al Governo agisce nell’interesse dei cittadini, viceversa tutti gli altri improntano l’azione di Governo sulla base di interessi privati. 

Questa impostazione è del tutto evidente anche nel caso di Israele e del conflitto a Gaza. Netanyahu, si dice, è a capo di un Governo di destra e perciò sbaglia tutto e inoltre persegue interessi personali nel continuare la guerra (ritarda la conclusione dei processi a suo carico). E invece non è così. Netanyahu fin dall’inizio del conflitto ha dichiarato che Israele persegue due obiettivi: il disarmo di Hamas e la liberazione degli ostaggi. Se questi due obiettivi fossero raggiunti la guerra sarebbe finita. Quindi la narrativa che Netanyahu prosegue la guerra a scopi personali è chiaramente falsa. 

Non affronto qui il tema del riconoscimento dello Stato di Palestina che finora non esiste e pertanto non si può “riconoscere” (devo questa osservazione al Prof. Francesco Lucrezi che ringrazio). Quando si parla di “riconoscimento” in realtà si auspica che venga creato uno Stato palestinese, obiettivo con cui tutti, con l’eccezione delle frange più estreme, concordano (sia pure con diverse indicazioni sulla sua estensione, sulle condizioni che si devono realizzare prima e sui tempi). 

Più seria invece è la continua esortazione a Israele di cessare il fuoco. L’Onu invoca il cessate il fuoco (fin dall’ottobre 2023) e così molti Stati europei. Il cessate il fuoco auspicato in nome della pace non raggiunge alcuno degli obiettivi che Israele si è dato, lo ripeto, il disarmo di Hamas e la liberazione degli ostaggi. La posizione di Israele è chiara e i suoi obiettivi sono condivisibili, ma vengono perseguiti solo con azioni militari e in assenza di qualsivoglia intervento politico da parte di chicchessia. 

Invece di chiedere semplicemente il cessate il fuoco una politica responsabile e non basata semplicemente sul contrasto destra-sinistra dovrebbe cercare di individuare modalità alternative alla guerra per raggiungere la liberazione degli ostaggi e il disarmo di Hamas. Se Hamas fin dall’ottobre 2023 fosse stato isolato dalla comunità internazionale probabilmente sarebbe stato più propenso alla capitolazione. È ancora possibile ribaltare questa narrativa, riconoscendo esplicitamente il diritto di Israele alla sua sicurezza futura che include la creazione in prospettiva di uno stato palestinese indipendente pacifico e desideroso di migliorare il benessere dei propri cittadini, non di distruggere il vicino. Finora è stato chiesto il cessate il fuoco e molto in subordine e solo da alcuni la liberazione degli ostaggi. Niente su Hamas, con l’eccezione della Lega araba e dell’Autorità nazionale palestinese che ne chiedono il disarmo! In ogni caso niente finora è stato ottenuto. 

Come suggerito anche dal Prof. Della Pergola, il Governo italiano, che finora si è mosso con estremo equilibrio, potrebbe farsi parte attiva di una iniziativa europea, magari supportata dagli Stati arabi moderati, che ribaltasse questa impostazione: appoggio alla richiesta di Israele di disarmo di Hamas e di liberazione degli ostaggi e così ottenere, non il cessate il fuoco, ma la fine delle ostilità e, in prospettiva, l’auspicata creazione di uno Stato palestinese. 

Alberto Heimler