LA LETTERA – Elettori e iscritti del Pd “allibiti” da proposta boicottaggio Israele

Per Marco Pierini l'aiuto a una parte sola non serve a niente

Israele sospeso dalle competizioni sportive internazionali? La richiesta di 44 parlamentari del Pd capeggiati dall’ex allenatore della nazionale italiana di pallavolo Mauro Berruto ha aperto delle crepe dentro il principale partito di opposizione. Si definiscono “allibiti” i firmatari di una lettera aperta che ha iniziato a circolare in queste ore, promossa da alcuni elettori e iscritti. Tra loro ci sono gli ex parlamentari Emanuele Fiano e Paola Concia e l’avvocato Luciano Belli Paci, uno dei figli della senatrice a vita Liliana Segre. La proposta dei 44 deputati «si affianca a numerose istanze volte a promuovere il boicottaggio degli israeliani in quanto israeliani, l’ostracismo talora vistoso e irritante anche in campo culturale e accademico di istituzioni israeliane», denunciano dall’interno del Pd alcuni suoi iscritti, molti dei quali ebrei, sottolineando come ciò equivalga «a razzismo tout court». Tra i primi firmatari c’è un giovane politico toscano, Marco Pierini (nella foto), vicesindaco del comune di Montespertoli in provincia di Firenze. Pagine Ebraiche lo ha interpellato.
«Boicottare gli atleti per la loro nazionalità significa considerare una società interamente e direttamente responsabile» delle azioni del proprio governo, dichiara Pierini, che definisce questo principio «estremamente pericoloso soprattutto quando abbiamo a che fare con una democrazia con media indipendenti, università che aderiscono agli scioperi contro il governo e centinaia di migliaia di manifestanti in piazza ogni settimana». Per Pierini, «boicottare gli israeliani non darà giustizia ai palestinesi, è soltanto un modo per replicare la logica binaria del conflitto qui da noi per racimolare consensi». Da una sinistra «attenta all’autodeterminazione dei palestinesi e al diritto degli israeliani a vivere in sicurezza nello Stato ebraico», Pierini racconta invece di aspettarsi che si attivi per sostenere chi, tra israeliani e palestinesi, «combatte ogni giorno contro gli estremismi che ha in casa». Secondo i firmatari della lettera aperta alla quale ha aderito, in molti casi «la critica a Israele è pericolosamente affine all’antisemitismo» e «vi è spesso nella retorica corrente uno slittamento lessicale e filosofico nello stereotipo di vittime e carnefici». È il caso ad esempio delle «accuse rivolte ad Israele di crimini di guerra o di genocidio, sui quali la Corte penale internazionale e la Corte internazionale di giustizia stanno indagando», dove in circostanze frequenti agirebbe «anche una sorta di perverso meccanismo autoassolutorio: anche gli ebrei, vittime o eredi di vittime, sono persecutori». Il diritto di Israele a una legittima esistenza «è ancora oggi in dubbio», si sostiene nella parte conclusiva del documento, ancora aperto alle sottoscrizioni (nella giornata di mercoledì dovrebbe essere diffuso l’elenco completo). E non soltanto «nella barbarie omicida di Hamas», ma anche in coloro «che inneggiano a una Palestina libera e integra “dal fiume al mare”, negando così il diritto degli ebrei all’autodeterminazione e il principio di spartizione di quella terra contesa». A detta di Pierini, che condanna con forza l’attuale condotta dell’esecutivo israeliano, la domanda che un parlamentare dovrebbe tuttavia porsi quando affronta la questione mediorientale «non è se questa o quella iniziativa mi fanno prendere like su Instagram, ma piuttosto: quale iniziativa aiuta chi scende in piazza contro il governo israeliano e chi scende in piazza contro Hamas a Gaza? Senza indugiare in equivalenze, se non si aiutano entrambe le parti a parlarsi di che pace parliamo?».