AUSTRALIA – Canberra espelle l’ambasciatore iraniano dopo attacchi antisemiti con criminali locali

C’era la regia iraniana dietro ai due violenti episodi di antisemitismo che, tra l’ottobre e il novembre 2024, hanno colpito le comunità ebraiche di Sydney e Melbourne.
A dirlo non sono più solo sospetti o timori, ma le conclusioni dell’intelligence australiana, che hanno spinto il governo laburista guidato da Anthony Albanese a una mossa drastica: espellere l’ambasciatore iraniano da Canberra e chiudere la propria rappresentanza diplomatica a Teheran. Un atto senza precedenti per l’Australia dal secondo dopoguerra, che segna la risposta più dura mai adottata contro un caso di interferenza straniera.
Il primo ministro ha parlato di «atti di aggressione straordinari e pericolosi orchestrati da una nazione straniera sul nostro suolo», annunciando contestualmente un disegno di legge per inserire il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) nell’elenco delle organizzazioni terroristiche. Al suo fianco, durante la conferenza stampa a Canberra, c’erano il capo dell’intelligence australiana Mike Burgess, il ministro degli Esteri Penny Wong e il ministro degli Interni Tony Burke.
Le indagini hanno ricostruito la catena di comando che porta a Teheran. Secondo l’intelligence, gli incendi dolosi contro la gastronomia kosher Lewis’ Continental Kitchen a Sydney (20 ottobre 2024) e contro la sinagoga Adass Israel di Melbourne (6 dicembre 2024) sono stati orchestrati dall’Iran attraverso una rete di intermediari e coperture criminali. «L’Iran e i suoi rappresentanti hanno letteralmente e figurativamente acceso i fiammiferi e alimentato le fiamme», ha dichiarato Burgess.
La decisione del governo ha scosso l’opinione pubblica. La comunità ebraica, colpita da mesi da un’ondata di minacce e attacchi, ha accolto la notizia con sollievo ma anche con amarezza. «Siamo stati presi di mira in modo calcolato da una potenza straniera violenta e senza scrupoli», ha affermato Daniel Aghion, presidente dell’Executive Council of Australian Jewry. Per Jeremy Leibler, leader della Federazione sionista australiana, «le mosse del governo inviano finalmente un messaggio forte e di principio».
La politica australiana si è compattata di fronte alla minaccia di Teheran. L’opposizione liberale, per voce della leader Sussan Ley, ha appoggiato la linea dura del governo: «Siamo disgustati dall’interferenza straniera perpetrata dall’Iran sul nostro suolo».
Israele ha accolto con favore la risposta del governo Albanese. L’ambasciata a Canberra ha definito «un passo atteso da tempo» la designazione dell’Irgc come organizzazione terroristica, sottolineando che «il regime iraniano non è soltanto una minaccia per Israele, ma per l’intero mondo libero, compresa l’Australia». Le relazioni tra i due paesi restano però tese. Di recente Canberra ha negato l’ingresso a Simcha Rothman, deputato di estrema destra della coalizione Netanyahu, invitato a una conferenza dell’Australian Jewish Association a Sydney. «Se vieni in Australia per diffondere un messaggio di odio e divisione, non ti vogliamo qui», ha commentato il ministro degli Interni. La decisione ha alimentato nuove frizioni con Gerusalemme, che da mesi accusa l’esecutivo laburista di eccessiva indulgenza verso l’antisemitismo e ha contestato l’annuncio del premier Albanese di voler riconoscere lo stato palestinese.
Al di là degli scontri diplomatici, ora l’impegno comune è respingere l’influenza del regime di Teheran. «L’Iran ha cercato di minare la coesione della nostra comunità. Ha cercato di dividere la comunità australiana e lo ha fatto con atti di aggressione che non solo hanno cercato di terrorizzare gli australiani, ma hanno anche messo in pericolo la loro vita», ha denunciato il ministro degli Esteri Wong.
A rendere il quadro ancora più complicato è il coinvolgimento della criminalità organizzata locale. Secondo fonti investigative, Kazem Hamad, a capo di gruppo criminale di Melbourne, potrebbe aver avuto un ruolo nell’attacco alla sinagoga della città, nel tentativo di accreditarsi presso Teheran. «Una torta a strati», l’ha definita Burgess, con la Guardia Rivoluzionaria al vertice e reti criminali come strumenti operativi.

(Nell’immagine, un Sefer Torah portato via dalla sinagoga di Melbourne data alle fiamme nel dicembre 2024)